È bastata una manciata di numeri di decifrazione, quelli necessari per rippare i film HD DVD, a dimostrare cosa significhi il concetto di community in rete. Ci si è scottato Digg.com , il sito di informazione “sociale” per eccellenza che basa la propria essenza – e il proprio indubbio successo – sui contenuti preferiti dagli utenti: la cancellazione di alcune segnalazioni riportanti la processing key per i crackatissimi dischi HD DVD, piuttosto che fermare la sua pubblicazione invisa alle major ha provocato una vera e propria invasione di news story ad essa correlate.
Nelle scorse ore, la home page di Digg è stata completamente sommersa dallo sdegno e dalla sollevazione dei digger , che hanno replicato quella fatidica chiave esadecimale decine, centinaia, migliaia di volte : per avere un’idea del livello raggiunto dal fenomeno basta ricercare la stringa alfanumerica su Google, gli oltre 300mila risultati totali parlano da soli.
Post su weblog, news site come Slashdot , TechCrunch , c’è persino chi ne ha tirato fuori una canzone – la melodica Oh Nine, Eff Nine – e l’ha prontamente pubblicata su YouTube , in rete la sensazione è che sia avvenuta una vera e propria sommossa: “Digg si arrende alla Mafia”, titola sprezzante TechCrunch , mentre Wonderland denuncia : “Le persone stanno condividendo il codice su Digg – ma con una mossa a sorpresa, Digg sta escludendo le persone che postano il codice. Gli account sono kaput. Cancellati. I Digger vengono zittiti. Per questo i Digger sono in rivolta!”.
I perché della censura vengono spiegati dal CEO di Digg Jay Adelson sul blog del sito : “Ci è stato notificato dai detentori del copyright – spiega Adelson – che a loro modo di vedere la pubblicazione della chiave di cifratura infrange i loro diritti di proprietà intellettuale. In modo da rispettare questi diritti e la legge, abbiamo rimosso i post con la chiave che ci sono stati segnalati”.
La censura è stata insomma necessaria per obbedire, ancora una volta, alle tanto discusse takedown notice usate – e secondo qualcuno abusate – dai legali dell’industria dell’intrattenimento per intimidire e costringere le dotcom a tirare giù i contenuti a loro sgraditi o ritenuti illegali.
Quello che Adelson non poteva invece prevedere era la sollevazione popolare con cui i suoi utenti gli avrebbero sbattuto in faccia la realtà che sta alla base di un successo come Digg.com: in un contesto democratico, se i netizen scelgono di pubblicare qualcosa che non va giù ai soliti noti, Digg non può far altro che dare spazio a queste voci . Pena la cancellazione di centinaia di account e lo stop delle pubblicazioni per impossibilità di proseguire normalmente.
Strigliato dai flame inviperiti della sua stessa community, Digg ha dovuto infine capitolare: Kevin Rose, co-fondatore del portale, ha fatto pubblica ammenda sul blog con un post dal titolo piuttosto significativo : “È stata una giornata folle”, dice, e confessa come sia stata una decisione sofferta quella di rispondere alla diffida dell’industria con la rimozione delle news story interessate. “Dovevamo dare un segno, e nei nostri desideri per evitare uno scenario in cui Digg avrebbe potuto essere bloccato o buttato giù, abbiamo deciso di obbedire e rimuovere le storie con il codice”.
“Ma ora – continua Rose – dopo aver visto migliaia di storie e aver letto migliaia di commenti, ce lo avete reso chiaro. Preferite vedere Digg combattere piuttosto che piegarsi ad una megacorporazione. Noi vi ascoltiamo, e in pratica da questo momento non cancelleremo più storie e commenti contenenti il codice incriminato ed affronteremo le conseguenze qualunque esse siano”.
Meglio morire provandoci , conclude Kevin Rose, piuttosto che obbedire ciecamente ai voleri del potentato economico dell’ entertainment . Grazie soprattutto all’incredibile impulso che Digg ha ricevuto dalla sua battagliera comunità di utenti.
Alfonso Maruccia