La Cina accetta il Google dimezzato

La Cina accetta il Google dimezzato

Il regime pechinese dà il suo ok agli investimenti della multinazionale: portale .cn e sede a Shangai. Tra censure e concorrenza la grande G insegue un mercato vastissimo
Il regime pechinese dà il suo ok agli investimenti della multinazionale: portale .cn e sede a Shangai. Tra censure e concorrenza la grande G insegue un mercato vastissimo


Pechino (Cina) – Semaforo verde per Google, re della ricerca su Internet. Le autorità cinesi approvano la proposta strategica presentata dalla grande G, ansiosa di assicurarsi una posizione dominante nel mercato asiatico: l’apertura di un distaccamento locale , quasi sicuramente a Shanghai, nonché un nuovo sito esclusivamente pensato per la Cina. Finora Google ha semplicemente fornito una versione in lingua mandarina del proprio motore di ricerca, opportunamente depurata e censurata .

Il “nuovo” servizio avrà invece un indirizzo con estensione.cn e sarà gestito in maniera autonoma da impiegati cinesi. Questo, garantiscono gli esperti del Googleplex , permetterà di fidelizzare l’utenza cinese, culturalmente diffidente verso i prodotti occidentali. Google dovrà tuttavia adattarsi alle disposizioni del Ministero dell’Informazione di Pechino: “L’azienda si trova di fronte ad un dilemma”, garantisce Xiao Qiang, studioso dei massmedia cinesi, “perché da una parte c’è il fascino irresistibile del mercato orientale, dall’altra il peso schiacciante della censura governativa”.

I vertici della grande G non hanno mai nascosto di voler fare ben poco contro le rigide norme di Pechino: dura lex sed lex , specie quando si intende conquistare un bacino d’utenza grande come quello cinese.

Si accende così la sfida con Baidu e con Yahoo , attualmente il numero uno delle ricerche sul web in mandarino. Chen Wen, consigliere ministeriale per internet, è convinto che Baidu sia nettamente in vantaggio, “poiché basato in Cina. Ma entro un paio d’anni i servizi di Google lo schiacceranno”. Ed è proprio Baidu ad accendere i toni dello scontro, progettando di entrare nel listino NASDAQ entro l’anno prossimo, per poi espandersi eventualmente in Occidente.

Nel frattempo Google ha deciso di acquistare una piccola quota del popolare motore di ricerca cinese: che sia il preludio ad una futura acquisizione ? Un portavoce di Baidu getta acqua sul fuoco: “Il grande mercato cinese è abbastanza largo per tutti e due”. Ma ad ogni modo i cinesi di Baidu, fondato nel 1999 da un giovane studente di Pechino, non escludono “la possibilità di cooperazione con qualsiasi azienda. La Cina necessita di potenti motori di ricerca, perché il nostro paese non ne ha ancora capito le infinite potenzialità”.

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Pubblicato il
6 mag 2005
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