La sempre più alta Muraglia Digitale delle autorità cinesi colpisce ancora una volta, prendendo ora di mira gli attivisti del servizio GreatFire.org . Siamo sotto attacco , hanno denunciato i gestori, o per meglio dire a essere sotto attacco sono i server virtuali che GreatFire utilizza per bypassare la censura telematica di Pechino.
I suddetti server sono al momento interessati da un attacco DDoS di matrice cinese, denunciano gli attivisti, un attacco che ha fatto salire a 2,6 miliardi il numero di richieste di accesso per ogni ora e a 30mila dollari al giorno i costi per l’uso dell’infrastruttura cloud di Amazon (AWS).
GreatFire ha chiesto aiuto per risolvere la situazione e neutralizzare l’attacco DDoS, ed è in attesa di sapere come Amazon intenda comportarsi con i costi aggiuntivi non dovuti al normale funzionamento del servizio. Nel caso detti costi andassero compensati in pieno, dicono gli attivisti, l’esistenza di GreatFire sarebbe a rischio.
Da Pechino tutto tace, ma la macchina della censura telematica cinese è attiva più che mai: non bastasse il caso GreatFire, segnali inquietanti arrivano dai provider di connettività “cloud” (oltre alla succitata Amazon) e CDN presenti sul mercato cinese.
Il traffico “mediato” da servizi come Verizon Edgecast (CDN) e Cloudflare riesce a bypassare la Muraglia Digitale garantendo l’accesso non filtrato alla Internet mondiale, ma a quanto pare a Pechino fanno ora pressioni affinché le corporation cloud che vogliano continuare a operare in Cina chiudano la porta ai tentativi di superamento della censura di stato.
Il business telematico in Cina è problematico anche per le agenzie di stampa e i grandi organi di informazione mondiali, fatto sottolineato dall’ennesimo periodo di inaccessibilità sulla Internet cinese denunciato dall’agenzia di stampa Reuters. Il blocco è in genere temporaneo e coincide con la pubblicazione di notizie sgradite alle autorità, dice l’agenzia.
Alfonso Maruccia