La autorità cinesi, dopo i raid condotti nelle scorse ore presso quattro sedi cinesi di Microsoft localizzate a Pechino, Shanghai, Canton e Chengdu, hanno offerto chiarimenti riguardo alle motivazioni: le ispezioni erano volte a raccogliere informazioni rispetto a presunti comportamenti anti-concorrenziali adottati da Microsft sul mercato locale.
L’autorità statale che vigila sull’industria e il commercio, nel quadro di un più attento controllo operato sulle multinazionali che conducono affari in terra cinese, ha agito in seguito alle segnalazioni di un numero non meglio specificato di aziende. Pechino, a partire dal mese di giugno dello scorso anno, sospetta che Microsoft abbia agito in violazione delle leggi locali che impediscono la formazione di monopoli: nonostante i software di Microsoft siano impiegati per larga parte con licenze pirata, l’azienda deterrebbe in ogni caso una posizione di rilievo sul mercato locale.
Oggetto del contendere sono certe politiche di mercato legate alla vendita delle licenze dei sistemi operativi e di Office, vincolate in pacchetti di prodotti, sono i sistemi di verifica dell’autenticità dei software e sono alcuni problemi di compatibilità con software di terze parti. Microsoft non avrebbe offerto alle autorità la documentazione richiesta dopo le segnalazioni comunicate dalla concorrenza.
Nel corso delle ispezioni, si precisa ora, un centinaio di emissari dell’autorità antitrust hanno sequestrato due macchine e hanno effettuato delle copie di email e documenti che attestano la situazione finanziaria di Microsoft, e di contratti che testimoniano gli accordi stretti con altre aziende, ma le indagini sono state rallentate dalla mancata presenza di parte della dirigenza, al momento fuori dai confini della Cina.
Microsoft ha confermato la propria volontà di collaborare con gli inquirenti.
Gaia Bottà