La città di New York, nella persona del sindaco Eric Adams, ha mosso un passo destinato a far discutere. Proprio nella città costruita, come indicato dallo stesso Adams, “su innovazione e tecnologia“, queste ultime possono diventare un problema da affrontare con massima urgenza. In particolare, il sindaco si è detto preoccupato di come i social media stiano attentando alla salute mentale dei più giovani, trasformandosi così in elementi di rischio simili a quanto emerso in passato a proposito di tabacco e armi da fuoco.
New York denuncia i social network
Serve una mossa forte, un atto simbolico: ecco perché la città di New York ha mosso formale denuncia ai danni delle compagnie a capo di Tik Tok, Instagram, Facebook, Snapchat e YouTube. Una recente ricerca, infatti, ha fotografato il problema della salute mentale dei più giovani nella città ed è stato quantificato in 100 milioni di dollari la spesa necessaria in programmi al servizio di quanti soffrono di tali fragilità. Meta, Snap, ByteDance, Google: sono questi i gruppi ai quali New York chiede maggior attenzione, maggior responsabilità e maggior consapevolezza circa le conseguenze che i loro modelli di business stanno innescando ai danni di una intera generazione.
La nostra città è costruita sull’innovazione e sulla tecnologia, ma molte piattaforme di social media finiscono per mettere in pericolo la salute mentale dei nostri figli, promuovendo la dipendenza e incoraggiando comportamenti non sicuri. Oggi stiamo intraprendendo azioni coraggiose per conto di milioni di newyorkesi per ritenere queste aziende responsabili del loro ruolo in questa crisi, e stiamo sviluppando il nostro lavoro per affrontare questo pericolo per la salute pubblica. Questa causa e il piano d’azione fanno parte di una resa dei conti più ampia che plasmerà la vita dei nostri giovani, della nostra città e della nostra società negli anni a venire.
Secondo la tesi dell’amministrazione di New York, i social media gettano benzina sul fuoco senza preoccuparsi delle conseguenze: “Queste aziende hanno preferito il profitto al benessere dei bambini, progettando intenzionalmente le loro piattaforme con caratteristiche manipolative e di dipendenza e utilizzando algoritmi dannosi mirati ai giovani. Le società di social media dovrebbero essere ritenute responsabili di questa cattiva condotta e dei danni che causano ai nostri bambini, alle scuole e a intere comunità“.
La città sta facendo la propria parte tentando di mettere un freno al fenomeno che sta catturando il tempo dei ragazzini per donarlo alle grandi piattaforme; ai genitori, tuttavia, è stata fatta richiesta di vegliare sui ragazzi al di sotto dei 14 anni affinché non debbano cadere nelle maglie dei social network troppo presto per evitare di restare invischiati in un “ambiente tossico” che necessiterà di interventi in grado di mitigarne l’impatto sociale.
I social network non vengono messi all’indice in quanto tali, anzi: ne è riconosciuto l’alto valore in termini di connessione tra le persone, offrendo informazioni ed emozioni con grande efficacia. Tuttavia “è chiaro come queste aziende abbiano fallito con i nostri giovani” e per questo motivo New York City non intende aspettare oltre.
La denuncia è stata depositata presso la California Superior Court focalizzando l’attenzione sui seguenti aspetti:
- Utilizzare algoritmi per generare feed che mantengano gli utenti sulle piattaforme più a lungo e incoraggino un uso compulsivo.
- Utilizzando meccanismi simili al gioco d’azzardo nella progettazione di app, che consentono l’anticipazione e il desiderio di “mi piace” e “cuori” e forniscono anche flussi continui e personalizzati di contenuti e pubblicità.
- Manipolare gli utenti attraverso la reciprocità – una forza sociale, particolarmente potente tra gli adolescenti, che descrive come le persone si sentono obbligate a rispondere a un’azione positiva con un’altra azione positiva. Queste piattaforme sfruttano la reciprocità, ad esempio, informando automaticamente il mittente quando il suo messaggio è stato visto o inviando notifiche quando un messaggio è stato consegnato, incoraggiando gli adolescenti a tornare sulla piattaforma ancora e ancora e perpetuando il coinvolgimento online e le risposte immediate.
Dinamiche, insomma, finalizzate a catturare l’attenzione e il tempo con continuità, affinché le azioni possano costantemente nutrire di dati e di advertising le casse delle aziende. Il tutto, però, ha un costo sociale che non si può più ignorare ed i dati sulla salute mentale dei più giovani devono giocoforza far preoccupare.
Accuse di questo tipo non sono nuove e stanno aumentando le pressioni affinché i relativi gruppi pongano in essere soluzioni tali da evitare meccanismi compulsivi che catturano l’attenzione di quella fascia di pubblico meno pronta all’autocontrollo (qui l’iniziativa del Parlamento Europeo). Per il sindaco Eric Adams è questa un’urgenza non più procrastinabile e bisogna passare pertanto alle vie legali.