La conservazione della memoria digitale

La conservazione della memoria digitale

La più importante biblioteca del mondo lancia un progetto per impedire che la storia digitale sia cancellata... dalla sua stessa natura. Ma la strada è tutta in salita: come conservare bit che tendono a svanire?
La più importante biblioteca del mondo lancia un progetto per impedire che la storia digitale sia cancellata... dalla sua stessa natura. Ma la strada è tutta in salita: come conservare bit che tendono a svanire?


Roma – Arriva da Washington, negli Stati Uniti, una nuova speranza per la permanenza della storia digitale, un progettone che tenterà di impedire che finisca nel nulla la memoria e le testimonianze degli anni della rivoluzione tecnologica. Almeno per quanto riguarda gli USA.

La più dotata biblioteca del mondo, la Library of Congress americana, infatti, ha varato un progettone da 100 milioni di dollari che il suo direttore James H. Billington spiega così: “La storia digitale di questa nazione è messa in pericolo da quella stessa tecnologia utilizzata per crearla”.

La Library tenterà dunque di esportare nel mondo digitale il suo primario compito già assolto nel mondo cartaceo, quello della conservazione dei documenti e degli archivi a futura memoria.

Il progetto, definito “National Digital Information Infrastructure and Preservation Program” (NDIIPP), discende da una decisione del Congresso americano che risale al 2000. “Questo piano – ha spiegato un altro membro del board della Library – è l’inizio della creazione di un network nazionale di preservazione della memoria digitale di questo paese”.

Il problema, naturalmente, è quello di riuscire nell’intento. Se si pensa che i più importanti e sofisticati motori di ricerca riescono soltanto a catturare una porzione del web e che questo non rappresenta che una parte della “memoria digitale”, si palesa quanto difficile e ambizioso sia lo scopo della Library.

Ma l’urgenza c’è tutta: rimanendo solo al web, secondo i bibliotecari americani quasi la metà dei siti apparsi nel 1998, che hanno avuto una vita media di due mesi, sono scomparsi nel corso del 1999. E di loro non c’è più traccia… “Molto di quanto è stato creato – ha spiegato Billington – non è più accessibile e molto di quanto sparisce è importante, materiali unici che non potranno mai essere recuperati ma che qualcuno ricercherà disperatamente”.

Va detto che sono molte le iniziative online tese al “mantenimento” di una memoria storica del digitale, della rete in particolare. Si pensi a Google e al suo archivio di messaggi apparsi sui newsgroup, facilmente ricercabili per molti anni addietro. Oppure a vere e proprie “missioni” come quella dell’ Internet Archive . Operazioni affascinanti ma tutte condannate a rappresentare comunque solo una parte del tutto, una parte di quanto è stato, e sarà stato.

Riuscirà la Library a fare di più e a conservare davvero quella enorme mole di materiale che ogni giorno viene prodotto nel mondo digitale? Forse è sufficiente l’ambizione di riuscirci a giustificare il tentativo. Ma è triste che a questo ci abbiano pensato, per il momento, solo gli americani…

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Pubblicato il
25 feb 2003
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