L’Allianz Risk Barometer 2022 è una ricerca pensata per misurare i maggiori rischi percepiti dalle aziende e, di conseguenza, prevedere le direzioni di investimenti in cui si andrà per prevenire eventuali contraccolpi sull’operatività. Alla luce dei chiaroscuri che la pandemia sta proiettando sul mercato del lavoro, con approvvigionamenti in stallo, domanda in dubbio e quarantene che imperversano, ci sarebbe da immaginarsi che proprio i rischi legati al Covid possano essere quelli al centro delle preoccupazioni del momento. Nelle aziende, invece, la percezione è in realtà differente e la pandemia, addirittura, è ormai derubricata in quinta posizione.
Allianz Risk Barometer 2022
Sono altri i pensieri delle aziende in questo momento. Dopo due anni di terrore seminati in tutto il mondo, la pandemia (22%) sembra ora mostrare una luce in fondo al tunnel e, grazie ai vaccini ed a nuovi quadri regolamentativi, il rischio appare ormai in qualche modo sotto controllo. Ben più gravose, invece, altre minacce quali:
- Rischi informatici (44%)
- Interruzione di attività (42%)
- Catastrofi naturali (25%)
- Cambiamenti nello scenario legislativo – sanzioni, protezionismo, geopolitica (23%)
- Cambiamenti nei mercati – volatilità, fusioni, stagnazione (22%)
Il problema principale percepito è quello del ransomware, vero e proprio spauracchio che ha costretto tutti i grandi gruppi a policy rafforzate e precauzioni tecniche basate su protezione dei dati e backup di salvaguardia:
Gli Incidenti Informatici sono tra i primi tre rischi percepiti nella maggior parte dei Paesi intervistati. Il driver principale è la recente impennata degli attacchi ransomware, che sono confermati dagli intervistati (57%) come la prima minaccia per il prossimo anno. I recenti attacchi hanno mostrato tendenze preoccupanti come le tattiche di “doppia estorsione” che combinano la crittografia dei sistemi con la violazione dei dati; lo sfruttamento di vulnerabilità del software che potenzialmente colpiscono migliaia di aziende (per esempio, Log4J, Kaseya) o che prendono di mira infrastrutture critiche fisiche (l’oleodotto Colonial negli Stati Uniti). La sicurezza informatica è anche la principale preoccupazione delle aziende in materia di Environmental, Social, Governance (ESG), con gli intervistati che riconoscono la necessità di essere resilienti, di pianificare attività che permettono di essere pronti in caso di future interruzioni e di fronteggiare le crescenti richieste da parte di legislatori, investitori e altri stakeholder.
Il cambiamento è sempre e comunque un rischio, ma la sensazione è che le aziende non siano preoccupate tanto da contesti mutevoli, quanto dall’impatto improvviso che scostamenti troppo violenti e non prevedibili possano comportare sulle strategie aziendali. Se da una parte il rischio è un driver di investimento, dall’altra un’eccessiva mutevolezza degli scenari rischia di creare immobilismo poiché si riducono i tempi di risposta possibili e viene incoraggiato un cauto attendismo.
Per stimolare la ripresa occorre pertanto rimuovere, laddove possibile, i principali motivi di preoccupazione per far sì che le aziende possano concentrarsi sulle rispettive mission produttive: contro il ransomware si sta cercando di formulare risposte coordinate, con azioni contro i principali cybercriminali e reazioni coordinate per software e soluzioni cloud di salvaguardia; contro le catastrofi naturali dovranno essere gli impegni di sostenibilità di lungo periodo a trovare risposta; ai cambiamenti dello scenario occorre reagire con visione ed equilibrio, ben sapendo che trattasi solitamente di cicli che tendono a concludersi per spostare continuamente gli scenari delle tensioni – e le relative ricadute di mercato.
La pressione sulle aziende per agire sul cambiamento climatico è aumentata notevolmente nell’ultimo anno, con una crescente attenzione ai contributi net-zero. C’è una chiara tendenza a ridurre le emissioni di gas serra nelle operazioni o a esplorare le opportunità di business con tecnologie rispettose del clima e prodotti sostenibili. Molte aziende stanno costruendo al loro interno competenze dedicate alla mitigazione del rischio climatico, coinvolgendo sia esperti di gestione del rischio che di sostenibilità.
Line Hestvik, Chief Sustainability Officer di Allianz SE.
Ma l’urgenza è quella relativa alle interruzioni di produzione. Quarantene, mancanza di materiali e altre cause hanno infatti causato una ripresa sincopata che preoccupa le strategie aziendali e rallenta la capacità di cogliere tutta la forza propulsiva che l’uscita dalla pandemia andrà a riversare sui mercati:
La pandemia ha messo in luce la portata dell’interconnessione delle moderne supply chain e ha dimostrato come più eventi non correlati possano unirsi e creare disagi diffusi. Per la prima volta la resilienza delle supply chain è stata messa alla prova fino al punto di rottura su scala globale
Philip Beblo, Property Industry Lead, Technology, Media and Telecoms, presso AGCS.