I dati ci dicono che l’Italia è virtuosa, che la resistenza rispetto alla nuova ondata è forte, che il lavoro fatto negli ultimi mesi sta pagando. Ci danno però anche elementi ulteriori: la nuova variante Omicron è tra di noi e le scuole possono essere un veicolo esplosivo attraverso cui si potrebbe propagare. Lo dice la relativa fragilità dei protocolli scolastici di fronte alla variante Delta: tutto lascia supporre che il mese di gennaio (se non prima) possa essere quello del ritorno alla DaD per decine di migliaia di ragazzi.
Il ritorno della DaD?
Non che se ne fosse mai realmente andata, ma nella percezione collettiva era stata ormai derubricata a strumento del passato che si è voluto mettere frettolosamente da parte per tornare all’insegnamento in presenza. Una scelta motivata e giusta, ma difficilmente applicabile se non con doverosi compromessi in termini sanitari.
La presa di coscienza è stata fatta propria da tempo ormai dal Ministero della Salute e dal Ministero dell’Istruzione, ove ora si è innescata una strategia nuova per la riduzione massima dei focolai: occorre evitare che la scuola si faccia veicolo del virus approfittando dell’autostrada lasciata libera ai contagi dall’assenza di vaccini per i più giovani (le autorizzazioni non ci saranno prima della fine dell’anno). Di qui il nuovo provvedimento con criteri ben più rigidi nella definizione delle quarantene:
In considerazione del fatto che le indicazioni contenute nel documento allegato alla sopra citata Circolare erano state assunte con riferimento alla situazione epidemiologica esistente, da rivalutare in caso di aumento della circolazione virale o di altra rilevante modifica incidente sulla stessa emergenza epidemiologica, si ritiene opportuno sospendere – provvisoriamente – il programma di “sorveglianza con testing” e di considerare la quarantena per tutti i soggetti contatto stretto di una classe/gruppo dove si è verificato anche un singolo caso tra gli studenti e/o personale scolastico.
Questo semplice provvedimento ci sta suggerendo ciò che andrà ad accadere: più classi in quarantena, più ore in DaD. Le famiglie sono avvisate: meglio tornare a sistemare la postazione casalinga, perché entro poche settimane la situazione potrebbe (all’insegna della massima cautela) tornare quella dell’isolamento e dello studio da remoto. Ci vorranno probabilmente poche settimane: l’incedere dei contagi, soprattutto tra i più giovani, è in aumento e non sono ancora disponibili vaccinazioni di massa con cui opporre resistenze alla nuova variante.
Nel caso in cui le autorità sanitarie siano impossibilitate ad intervenire tempestivamente o comunque secondo la organizzazione di regione/P.A. o ASL, il dirigente scolastico venuto a conoscenza di un caso confermato nella propria scuola è da considerarsi autorizzato, in via eccezionale ed urgente, a disporre la didattica a distanza nell’immediatezza per l’intero gruppo classe ferme restando le valutazioni della ASL in ordine all’individuazione dei soggetti (da considerare “contatti stretti” a seguito di indagine epidemiologica) da sottoporre formalmente alla misura della quarantena
Meglio tornare a pensare la DaD come uno strumento integrato, perché in assenza di un approccio del genere ci si troverà inevitabilmente a fare i conti con situazioni emergenziali di mero rattoppo. La variante ha in sé il merito di infliggere una spallata a chi vede un modo solo di pensare la scuola, senza tenere in considerazione una visione più ampia che sappia contemplare l’interazione remota e la necessaria organizzazione.