La Dottrina Sarkozy contagia il Regno Unito

La Dottrina Sarkozy contagia il Regno Unito

ISP poliziotti per legge: il Regno Unito ha in cantiere una proposta anti-pirateria. I provider dovranno avvertire i sospetti pirati, ai recidivi dovranno sospendere l'erogazione di connettività
ISP poliziotti per legge: il Regno Unito ha in cantiere una proposta anti-pirateria. I provider dovranno avvertire i sospetti pirati, ai recidivi dovranno sospendere l'erogazione di connettività

I provider del Regno Unito saranno vigilantes a guardia degli utenti: saranno cacciati dalla rete coloro che verranno colti con la refurtiva sottratta indebitamente all’industria dei contenuti.

Sarà la legge ad imporlo, una legge che da tempo fermenta nell’Isola. Una bozza del provvedimento è stata visionata dal Times e sarà presentata in parlamento nelle prossime settimane.

“Agiremo per fare in modo che la legge obblighi gli internet service provider a operare contro il file sharing”, questa la promessa che compare nel Green Paper proposto dal Department of Media, Culture and Sport , un documento ad ampio raggio nel quale si affollano propositi e proposte per rendere il Regno Unito il fulcro della creatività mondiale. La bozza prevede un sistema alla francese , modellato sulla dottrina Sarkozy : alla prima violazione, un’ingiunzione a desistere dal sospetto comportamento pirata recapitata via email, per i recidivi una sospensione della fornitura di banda, per gli inguaribili pirati del file sharing la terminazione del contratto con il provider .

Era questa una proposta peraltro già ventilata dal ministro Lord Triesman lo scorso mese, convinto che i provider debbano essere spronati alla cooperazione con le major dalla minaccia di sanzioni inflitte per legge. Il fornitore di connettività che non interpreterà a dovere il ruolo di cane da guardia affibbiatogli dallo stato verrà trascinato in tribunale e costretto a rivelare i dati dell’infingardo utente pirata. Dati che potrebbero convergere in una lista nera condivisa fra tutti i provider.

Le major accolgono con favore la proposta: NBC Universal gioisce per il fatto che “il governo abbia iniziato ad attribuire il giusto peso al valore dell’industria creativa e abbia iniziato a prendere sul serio i danni causati dal dilagare della violazioni della proprietà intellettuale commesse attraverso la rete”.

I provider non si dimostrano altrettanto entusiasti: il processo di negoziazione con le major per stipulare un accordo di autoregolamentazione in materia è in corso da tempo, ma ISP e industria dei contenuti non intendono cedere nei compromessi con la rispettiva controparte. I provider si considerano alla stregua di inerti gestori di condotti in cui fluisce l’informazione: non intendono vigilare sugli utenti, tanto più che, spiega l’associazione di provider ISPA, è possibile che si verifichino dei casi controversi nei quali i fornitori del servizio non si sentono di arrogarsi il diritto di giudicare i propri utenti.

Una esternazione alla quale ha ribattuto con vigore BPI (British Phonographic Industry): “Gli ISP da anni costruiscono un business sulla musica degli altri” ha dichiarato Geoff Taylor, boss di BPI, sottintendendo come sia arrivata l’ora che i provider ricambino il favore, cooperando. “È giunto il momento che i provider smettano di nascondersi dietro a inconsistenti argomentazioni relative alla privacy dei propri utenti o a presunte difficoltà logistiche insormontabili” intima Taylor. E se i provider non dovessero dargli ascolto, daranno ascolto al legislatore.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
13 feb 2008
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