Dunque ci siamo: è arrivato il tanto atteso momento della verità per la famigerata Dottrina Sarkozy , la norma di legge che prevede la disconnessione forzata e definitiva degli utenti che si macchino per tre volte di una violazione al diritto d’autore. Emendamenti dell’ultimo minuto che ripropongono la norma sono stati infilati nel Pacchetto Telecom , la riforma europea sulle comunicazioni elettroniche in via di discussione nel Parlamento Europeo.
Lanciata in Francia, piaciuta nel Regno Unito e ammirata in Italia , la dottrina “Sarkò” passa per il buco della serratura delle modifiche che non fanno rumore, quelle infilate quasi per caso a poca distanza dalla decisione finale.
Di tentativo di imporre la politica “dei tre colpi” attraverso una “backdoor” parla Open Rights Group , che denuncia l’iniziativa ed evidenzia come essa corrisponda in maniera quasi contemporanea al passaggio della presidenza europea in mani francesi . Sarkò ha ora l’incarico di Presidente del Consiglio Europeo, ed è facile immaginare, viste le sue ben note opinioni in materia di diritto d’autore, che premerà per l’estensione della norma a livello comunitario.
Ieri sera il cosiddetto Pacchetto Telecom è stato discusso contemporaneamente nella Commissione Industria, Ricerca e Energia e nella Commissione Mercato Interno e Difesa dei Consumatori. Mentre scriviamo non è ancora possibile raccogliere pareri e osservazioni ma si tratta di un procedimento in corso , i cui risultati appaiono tutt’altro che scontati. Da qui ai primi di settembre si giocherà il grosso della partita, si deciderà se la Dottrina Sarkozy debba o meno trasformarsi in una normativa comunitaria .
Si era già avuto modo di discutere della dottrina Sarkò in seno al parlamento di Strasburgo, e in quell’occasione la via francese alla restaurazione di un copyright monolitico era stata rigettata e si era anzi stabilito di invitare Commissione e Consiglio a “evitare l’adozione di misure in contrasto con le libertà civili, i diritti umani e i principi di proporzionalità ed efficacia, quali l’interruzione dell’accesso a Internet”. Dichiarazioni che, evidentemente, non sono bastate ad evitare la presentazione degli emendamenti contestati.
E se in Europa monta la discussione, dal Canada arrivano accuse dirette alla classe politica francese , colpevole di aver sposato, secondo il parlamentare Charles Angus, una linea di condotta superficiale in merito alla disciplina dei tre avvisi.
“Penso che la legge dei tre colpi così come concepita sia stupida – sostiene Angus – È stupida perché quando si viene accusati per violazione del diritto d’autore non si hanno a disposizione gli strumenti legali che invece hanno le grandi corporation. Si tratta quindi sempre di un processo a senso unico e se gli ISP vengono legalmente costretti a disconnettere gli utenti dopo tre avvisi, credo i problemi si moltiplicheranno”.
Angus si oppone alla dottrina Sarkozy in Europa così come alla legge C-61 in patria. La legge C-61, approvata il mese scorso dal parlamento, introduce in terra canadese principi di protezione del copyright che ricalcano quelli del DMCA statunitense, la famigerata legge sul copyright nell’era digitale. “Abbiamo davvero bisogno di aggiornare la nostra legislazione sul copyright per il Ventunesimo secolo”, continua Angus, ma l’approccio che negli USA ha portato a decine di migliaia di cause legali contro gli utenti del file sharing, e al fatto che nel caso Jammie Thomas una donna abbia perso la casa e si sia rovinata la vita per una ventina di canzoni scaricate online è qualcosa di “assolutamente irrazionale”.
Alfonso Maruccia