30 secondi di ritmo, poi una brusca interruzione: “hai davvero rubato il mio disco” miagola la voce della drag queen RuPaul, popolare personaggio della televisione a sfondo musicale statunitense. Ilari improperi si alternano ad ironiche, sguaiate circonvoluzioni per spiegare quanto sia dura la vita dell’artista, e quanto la pirateria possa danneggiare chi fa della musica la propria professione. Poi, una bacchettata propositiva: “muovete il culo e andate su iTunes, belli, perché voglio la mia parte!”.
È questo il trattamento che RuPaul ha riservato a coloro che si sono rivolti al P2P per procurarsi il suo nuovo disco, Born Naked : caricate sui principali circuiti torrent, le tracce alternative dell’album non contengono che pochi secondi di musica. Il resto, è educazione alla legalità: il blando rimbrotto di RuPaul non può che cogliere in flagrante il pirata, sorprendendolo e scatenando i suoi sensi di colpa.
Ma non è tutto: l’atteggiamento ironico che anima la filippica della drag queen sa far sorridere e intrattenere. E sono bastati 45 minuti in studio di registrazione per creare la versione alternativa del disco destinata al file sharing.
Se l’idea di dare contenuti pirata in pasto ai pirati tenta da tempo le autorità che tutelano il diritto d’autore e l’industria dei contenuti, è l’atteggiamento a fare la differenza. Nell’ambito della musica, una cariatide del pop come Madonna aveva tentato di battere questa strada già nel 2003, inoculando nelle reti del file sharing versioni alterate dei propri brani: ne aveva cavato una cyber-rappresaglia . RuPaul, al pari di altri lungimiranti detentori dei diritti ha saputo solleticare l’attenzione di nuovi pubblici.
Gaia Bottà