A Bill Gates e soci non è bastato investire 550 milioni di dollari per un nuovo data center a San Antonio (Texas): la risposta di Google non si era fatta attendere, con un doppio rilancio in Carolina da oltre 1 miliardo di dollari. Ed è quindi ora arrivata la contromossa di Microsoft, con l’inaugurazione in questi giorni di una sorta di fattoria del terzo millennio nelle campagne di Quincy , nello stato di Washington.
Più grande di sette campi di calcio , 48 megawatt di consumi (abbastanza per illuminare 40mila abitazioni ) e connessioni in fibra ottica: sono questi gli unici dati del nuovo data center del big di Redmond trapelati via Reuters . Le aziende sono d’altra parte restie a fornire dati precisi riguardo questo tipo di strutture, per timore che la concorrenza possa farsi una idea più precisa delle potenzialità e per garantire la sicurezza di risorse la cui importanza strategica è sempre più cruciale.
Spostarsi in campagna assicura al colosso di Redmond un grosso beneficio in fatto di costi di costruzione e di gestione: il costo di terreni rurali in uno stato poco popoloso come quello di Washington non raggiungono certo cifre da capogiro, e l’energia elettrica negli stati a nord della costa pacifica è decisamente più a buon mercato che altrove . L’ accoglienza ricevuta dalle piccole comunità si rivela poi quasi sempre molto calorosa: i cittadini vedono crescere le possibilità di impiego (dirette ed indirette) grazie alla presenza di grosse multinazionali, e le istituzioni sono felici di incrementare i propri introiti grazie alle tasse.
Il nuovo investimento di BigM conferma (se ancora ce ne fosse bisogno) quanto sia serrata la battaglia con Google sul fronte dei servizi web: nell’ultimo anno Microsoft ha speso un miliardo e mezzo di dollari dei propri ricavi nel potenziamento delle proprie risorse, e gli analisti prevedono un ulteriore aumento del 50% per il 2007.
I data center altro non sono che strutture capaci di ospitare centinaia o migliaia di server al lavoro: Google, Amazon, AOL , Yahoo, Honda , Spiderhost , sono solo alcuni dei nomi di aziende grandi e piccole e università che investono in questi enormi depositi di potenza di calcolo e dati.
Un trend oggi in tale ascesa da dare vita a nuove figure professionali : l’ architetto di data center sta scalando gli organigrammi delle imprese, grazie alle sue conoscenze in materia di energia , raffreddamento ed ecologia . Le capacità di questo nuovo esperto devono spaziare da come localizzare un sito che garantisca elettricità a basso costo, a come raffreddare i componenti e l’intera struttura per evitare che il calore prodotto interferisca con il lavoro.
In HP e Dell ci credono davvero molto, tanto da aver dato vita ad un team apposito o da elaborare soluzioni specifiche per soddisfare le rinnovate esigenze della clientela (anche in fatto di risparmio sui costi di gestione). Anche IBM investe in questo settore, studiando nuovi meccanismi di automazione per semplificare e snellire il lavoro e ridurre la necessità di personale, e le stesse Google e Microsoft pensano a soluzioni modulari per gestire gradualmente la propria crescita.
Nonostante i massicci investimenti annunciati, restano ampi margini di sviluppo: secondo una ricerca di WallStreet&Technology , il 45% delle aziende avrebbe quasi esaurito lo spazio a disposizione per l’archiviazione dei dati, e solo il 10% dell’hardware impiegato apparterrebbe all’ultima generazione. Inoltre il consumo energetico è salito fino 6-7 kilowatt per unità con punte fino a 13, in strutture pensate all’inizio di questo decennio per provvedere al massimo a 2-3 kilowatt per ciascun server.
È probabilmente necessario ripensare totalmente l’approccio a questi sistemi, magari delocalizzandoli in zone in cui l’elettricità sia a buon mercato e i costi di costruzione e gestione siano vantaggiosi. E Microsoft dimostra di aver fatto propri questi principi.
Luca Annunziata