Nel ventennale del WWW gli hacker si riprendono la rete e invitano tutti alla “Festa del Pirata”. Il 28 marzo a Roma, in una località che si vuole ancora segreta, si ritroveranno tutti coloro che hanno deciso di non tollerare oltre la mania legislativa che negli ultimi anni ha colpito Internet, con il probabile risultato di renderla meno libera e meno inclusiva. La festa è però soprattutto una risposta all’ossessione securitaria manifestata da ex attori, attrici, giornalisti e politicanti nostrani per dire che “esiste un’alternativa alla società del codice civile e del codice a barre” e che questa alternativa è una “GPL society”, una società basata sulla cooperazione e sulla condivisione, strategie per sviluppare il potenziale umano e fare il mondo migliore di come le generazioni precedenti l’hanno lasciato: ingiusto, inquinato, pieno di guerre.
Organizzata come un flash mob con le indicazioni per arrivare che saranno diramate su forum e via SMS poco prima dell’evento, il ritrovo sarà occasione di discussione e approfondimento sulle tematiche della libera comunicazione, del diritto alla privacy, della critica del copyright, ma diversamente da incontri accademici e paludati, facendo uno sforzo eccezionale per rendere comprensibili anche ai non addetti ai lavori argomenti complessi. E innalzando insieme la bandiera della ribellione.
“Se presto il software ad un amico sono un pirata, se scambio un film sono un pirata, se prima di comprare musica me la scarico e me la ascolto… sono un pirata, beh… allora sono un Pirata!”: così ci dice uno degli organizzatori che non vuole dare neppure il suo nickname. E ancora “Siamo quelli che di giorno gestiscono i backbone delle Telco, lavoriamo al chiodo per garantire la sicurezza della tua azienda, ma di notte produciamo software libero e contenuti liberi da copyright. Lo volete capire o no?”. Schizofrenia? Forse. Ma quello che i pirati vogliono dire forte al mondo è che il secolo del disco è finito (lo dice anche Ernesto Assante nel suo ultimo libro: “Copio dunque sono”), che sono stufi di veder lucrare le major sulle loro intuizioni, sulla cultura collettiva, chiudendola con un marchio e spremendo come limoni gli artisti. “La cultura è di tutti – denunciano – I vostri profitti sono il nostro lavoro: è ora di condividerli!”
Questo è il popolo dei “pirati”. Persone che non credono più al mito dell’artista affamato che sarebbe danneggiato dal download illegale di musica – 140 artisti inglesi si sono appena dichiarati a favore del libero download musicale – che hanno dimostrato che il peer to peer può essere applicato al mondo dei commerci online, e che smette di comprare film perché è più divertente farseli da soli. Dice L@@p a Punto Informatico : “E poi la rete è piena di cose autoprodotte che è assolutamente lecito scaricare e condividere. Non è solo software libero, ma musica libera, film liberi e libri no-copyright. Perché non dovremmo?”.
Perciò alla festa, fra le attività previste ci sarà un corso pratico di P2P per l’aspirante pirata, per gente che vorrebbe scaricare ma è intimidita dalla tecnologia. Una sorta di laboratorio in cui saranno presentati i software client P2P più diffusi, indicate le destinazioni dove si trovano materiali da scaricare, illustrati i pericoli da evitare, spiegato come godere del “bottino” accumulato. Alla festa si parlerà dell’esperienza di The Pirate Bay e di Piratbyran, e sarà proiettato Steal this film , documentario sulla retata della polizia svedese contro The Pirate Bay nel 2006, autoprodotto dalla “League of Noble Peers” e distribuito come torrent. Una storia ben raccontata nel libro La Baia dei Pirati , assalto al copyright, di Luca Neri (Cooper editore). Sembra scontata la partecipazione di ScambioEtico , l’unica realtà italiana che gestisce apertamente un tracker torrent come atto di disobbedienza civile. Uno sparuto gruppetto il cui sito genera un traffico da far invidia a una media holding e aggrega una comunità molto vivace di giovani appassionati di BitTorrent.
Nell’incontro saranno passate ai raggi X le proposte di legge che vorrebbero imbavagliare Internet e probabilmente ci sarà anche una testimonianza del blogger siciliano Carlo Ruta condannato per stampa clandestina.
Per finire, un corso di autodifesa per il cibernauta, teso a spiegare gli strumenti che aiutano ad aggirare la censura e a difendere l’anonimato delle comunicazioni in rete (da Open DNS ai servizi proxy, da TOR a Anonet, dal PGP ai sistemi di darknet). “Perché – racconta a Punto Informatico Capitan Luke – anche gli italiani potrebbero essere presto costretti a utilizzare gli stessi tool creati dagli hacktivisti per aiutare i dissidenti che vivono nei paesi totalitari”. “Uno di questi è TrueCrypt – ricorda – per blindare l’hard drive esterno dagli occhi indiscreti degli sbirri del copyright che domani ti entreranno tranquillamente in casa”.
Surreale? Provocatorio? Vista l’incapacità dei media italiani di affrontare con competenza le questioni della rivoluzione digitale forse è una scossa utile, anche per il mondo della politica. A questo proposito gli animatori dell’evento stanno organizzando “L’uncino d’oro”, un premio da conferire al Ministro degli interni Bobo Maroni, per essersi pubblicamente autodenunciato come downloader incallito, nel 2006, in un’intervista a Vanity Fair, in quanto “favorevole alla libera scaricabilità della musica”.
Arturo Di Corinto
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