Che cosa è Google? Non certo un semplice motore di ricerca, non più ormai. Google è il suo Nexus One , giù nel mercato del mobile . Google è Buzz , nella mischia del social networking. Google è la rosa dei venti del web, un sistema di risoluzione DNS , alternativo a quelli che generalmente sono servizi di cui si fanno carico i provider. Ecco, provider: Google vuole diventare anche ISP .
C’è un post , recentemente apparso sul blog ufficiale di BigG. Lo hanno scritto due product manager dell’azienda di Mountain View, intitolandolo think big with a gig , pensa in grande con un giga(bit). Ovvero, prove tecniche di alta velocità nella Rete. Con un preciso obiettivo: giungere a ritmi cento volte più rapidi di quelli attualmente a disposizione della maggior parte dei netizen statunitensi.
Connessioni fiber-to-the-home che dovrebbero giungere alla velocità di 1 gigabit al secondo , prossimamente sugli schermi elettronici di un gruppo selezionato di abitazioni a stelle e strisce, dalle 50mila alle 500mila utenze . Un esperimento, in pratica, a cui sono stati invitati i rappresentanti dei governi locali, che avranno tempo fino al 26 marzo prossimo per aderire.
Nel corso del 2010, poi, Google annuncerà quali zone degli Stati Uniti potranno sperimentare la super-fibra da 1 gigabit al secondo. Quello che Mountain View deve ancora capire è se scegliere un quartiere residenziale in un’area urbana oppure optare per una zona rurale. Ciò di cui BigG è ben a conoscenza è tuttavia un’altra cosa. Anzi, tre.
Una fibra più veloce aprirebbe uno scenario in cui sviluppatori e utenti potranno giocare con applicazioni di nuova generazione , favorite da ritmi ora impossibili di banda. Lo sviluppo di questa stessa fibra potrebbe poi diffondere nel mondo nuove tecnologie su web, aiutando non di poco la comunità dell’informatica e dell’ingegneria.
Terzo fattore, Google ha reso noto che il suo network verrà mantenuto aperto e neutrale , nel rispetto di quelli che sono i principi dettati dalla Federal Communications Commission (FCC). Gli utenti potranno cioè scegliersi il provider preferito. Come ha detto il CEO di FCC Julius Genachowski dopo l’annuncio di Google, “una grande banda crea grandi opportunità”.
Opportunità per chi? Per gli utenti, certo, che – come ha spiegato il post di BigG – potranno eseguire il download di un film in alta definizione in appena cinque minuti. Ma anche per la stessa Google, che in questo modo potrà decuplicare gli accessi al suo motore di ricerca, alla sua posta elettronica, al suo servizio di mappe o a quello d’informazione. E tutto questo si trasforma in soldi provenienti dalla pubblicità.
Secondo alcuni , la mossa di Mountain View ha mire parecchio precise. Primo, dimostrare al mondo che la costruzione di una super-fibra non sia così difficoltosa come spiegato da carrier come Verizon e AT&T. Secondo, mandare un messaggio chiaro alle telco affinché inizino a ridurre i prezzi , per evitare di essere schiacciate da un competitor agguerrito come Google.
E terzo, dimostrare ancora alle telco che un network gestito insieme alle autorità municipali potrebbe bypassare completamente il bisogno di intermediari, abbattendo i costi e aumentando le prestazioni. Quindi Google sta giocando a fare l’ISP amico della gente comune? Non proprio.
“Noi non stiamo entrando nel settore degli Internet Service Provider , né in quello della banda larga – ha spiegato Rick Whitt, telecom and media counsel di Google – questa è semplicemente una piccola spinta all’innovazione, un suggerimento per un particolare modello di business”.
E quanto costerà a Google questa piccola spinta? Gli analisti si sono scatenati: l’esborso complessivo da parte di BigG potrebbe arrivare a 1,5 miliardi di dollari (1 miliardo di euro circa). Intanto, qualcuno ha lanciato un’ipotesi: dato il massiccio investimento, Google potrebbe essere tentata da sviluppi futuri, specie se la sua super-fibra si rivelerà un successo. Ora, bisognerà solo attendere un numero imprecisato di secondi. E di gigabit, ovviamente.
Mauro Vecchio