Roma – Gli utenti si stanno precipitando su Teleconomy Internet come api sul miele, mentre gli altri operatori sono come pugili alle corde: subiscono un’emorragia di clienti, spiegano a Punto Informatico. Non riescono a competere: i loro canoni sono ben più cari rispetto alla flat dial-up di Telecom Italia.
Uno dei pochi a tentare una difesa, ad alzare i pugni è Securetel , che nei giorni scorsi ha lanciato una promozione con cui, vagamente, cerca di opporsi ai canoni di Teleconomy Internet. “Ma lo facciamo stringendo la cinghia e vendendo al prezzo di costo, rispetto a quanto Telecom ci fa pagare all’ingrosso la flat”, dice a Punto Informatico Giorgio Morelli, del consiglio di amministrazione di Securetel. “La speranza è che il Garante delle Telecomunicazioni intervenga presto contro Telecom Italia; nel frattempo con questa promozione cerchiamo almeno di frenare la fuga di clienti”.
Già, il Garante . L’istituzione che dovrebbe vigilare sul fatto che le offerte di Telecom siano replicabili dalla concorrenza questa volta ha preso una posizione netta. Ha detto a Telecom di non commercializzare Teleconomy Internet fino a nuovo ordine, “ma Telecom l’ha commercializzata lo stesso”, come spiega un portavoce del Garante a Punto Informatico. “Al punto in cui siamo – aggiunge – ritengo che sia necessaria una presa di posizione del Consiglio… Al momento è inutile qualsiasi altro commento. Mi pare una questione assai delicata”.
“La cosa notevole – aggiunge Luca Spada, amministratore delegato di Ngi , che ha avuto il compito di seguire la questione per conto di AIIP (l’associazione dei principali provider italiani) – è che il Garante è intervenuto di sua iniziativa, nei confronti di Telecom, senza una nostra segnalazione”. “La ragione – continua Spada – è che la non replicabilità di Teleconomy Internet è così macroscopica, che il Garante non ha avuto bisogno delle nostre indicazioni per notarla”.
La tesi di tutti i provider AIIP è che “è impossibile vendere una flat dial-up totale a 12 euro al mese acquistandola ai prezzi della relativa offerta all’ingrosso presentata da Telecom”. Il Garante ha bisogno di tempo per capire dove stia la verità e per questo motivo ha chiesto a Telecom di non commercializzare l’offerta. Così vorrebbe la prudenza nei confronti del mercato, che verrebbe certo sconvolto se, nell’attesa di un responso del Garante, potessero circolare offerte anticoncorrenziali.
Ma è proprio quanto sta accadendo adesso a causa di Teleconomy Internet. “Stiamo subendo perdite pesanti: il 25 per cento dei clienti flat ci ha abbandonato in un mese. Ora sono circa 3 mila”, dice Spada. “Anche per noi è un disastro”, aggiunge Paolo Fusi, amministratore delegato di Wooow . “Avevamo 4 mila utenti flat a settembre. A luglio erano 6 mila. Non solo se ne vanno via in molti, ma sono diminuite anche le acquisizioni: solo 728 nuovi ordini a settembre, contro una media mensile di 2 mila”.
Si noti che Teleconomy Internet ha un impatto che non è limitato al mercato delle dial-up flat (piuttosto piccolo, tutto sommato). Investe il mercato del dial-up in generale, ossia circa il 50 per cento delle connessioni Internet italiane. Molti utenti che prima navigavano a consumo, spendendo più di 12 euro al mese, adesso saranno indotti a passare alla flat di Telecom. Abbassandosi la soglia del canone della flat, si riduce la convenienza di navigare a consumo.
Tra i provider che protestano contro Teleconomy Internet c’è infatti anche Tele2 : “Non solo non possiamo replicare l’offerta di Telecom, ma stiamo perdendo anche molti utenti dial-up a consumo, che adesso trovano più conveniente navigare flat con Teleconomy. E non possiamo fare niente per fermare questi utenti, perché andremmo in perdita se lanciassimo una flat agli stessi prezzi proposti da Telecom”, dice a Punto Informatico Andrea Filippetti, amministratore delegato di Tele2 Italia. Ecco appunto la sindrome da pugile alle corde: subisce pugni su pugni e non può difendersi. Per Tele2 in particolare è un brutto colpo da digerire, visto che ha sempre fatto il possibile per battere, su tutti i fronti, i prezzi dell’incumbent. Non solo in Italia, ma anche negli altri Paesi europei dove opera.
A provare una debole difesa è Securetel: da qualche giorno chiede 22,83 euro al mese per una flat dial-up 56 K o ISDN. “Non possiamo reggere il confronto con Teleconomy Internet su 56 K, ma almeno così costiamo di meno della versione su ISDN, che Telecom fa pagare 24 euro al mese. Al costo però di rinunciare ai nostri profitti…”, dice Morelli. Solo in un altro caso ci potrebbe essere un senso ad acquistare una flat diversa da Teleconomy Internet: se si hanno abitudini particolari di navigazione. Per esempio, le semi-flat notturne reggono il confronto: costa 7,2 euro al mese navigare, con SìAdsl , flat dalle 23 alle 8 di mattina.
Per il resto, non ci sono alternative a Teleconomy Internet, il cui canone infatti è stato salutato con gioia dai consumatori. Nei primi periodi ci sono stati però anche casi di utenti insoddisfatti, che hanno sofferto disservizi di due tipi, come ha denunciato l’Associazione Antidigital Divide. Allo stesso Marco Guerrieri, segretario dell’associazione, è capitato, come a molti altri, di attivare Teleconomy Internet e poi trovarsi un addebito in bolletta come se avesse navigato a consumo.
“Si tratta di un errore umano dell’operatore del call center o un equivoco con il cliente”, spiega un portavoce di Telecom a Punto Informatico. Un altro caso tipico è quello che è accaduto a Sandro B.: non riusciva a connettersi, trovava sempre occupato. “È stato un problema causato da un disallineamento nei nostri sistemi, che riguardava solo poche linee. L’abbiamo risolto tra fine settembre e inizi ottobre”, dicono da Telecom. Bene, ora Teleconomy Internet può conquistare clienti a perdi fiato, senza più alcun ostacolo. Ma com’è possibile che il Garante imponga a Telecom di fermarsi, “fino a nuovo ordine”, e Telecom parta lo stesso con l’offerta?
Il suo punto di vista sulla vicenda è spiegato, a Punto Informatico, da Sergio Fogli, direttore degli Affari Regolamentari di Telecom Italia. “Il Garante ci aveva detto di fermarci e ci aveva chiesto alcuni dettagli sull’offerta. Abbiamo risposto tempestivamente, dimostrando che l’offerta era replicabile”. Ma poi dal Garante è arrivato il via a commercializzare? “No, non c’è stata risposta. E siamo partiti, poiché avevamo dato tutte le risposte che il Garante voleva”.
Certo, secondo il nuovo codice delle Telecomunicazioni, le offerte di Telecom non devono più aspettare l’autorizzazione del Garante prima di essere lanciate. Però il Garante può imporre veti e modifiche a posteriori quando nota che un’offerta rischia di non essere replicabile. In questo caso ha detto a Telecom di aspettare “fino a nuovo ordine”, che ancora non è stato pronunciato. Telecom non ha rispettato questa indicazione. Poteva farlo, secondo le regole dell’attuale codice? A stabilirlo saranno le istituzioni, il Consiglio del Garante TLC, l’Antitrust o un giudice (ai quali i provider stanno pensando di rivolgersi).
Un’ulteriore analisi sarà necessaria per capire se davvero Teleconomy Internet non sia replicabile. Secondo Fogli “è replicabile, ma soltanto da grandi operatori, quelli infrastrutturati. C’è bisogno infatti di un certo numero di utenti per sfruttare con efficienza la nostra offerta all’ingrosso e poter fare prezzi competitivi con Teleconomy Internet”. Anche questa stessa affermazione può essere opinabile: Telecom ha il diritto di stabilire quali siano gli operatori che possono competere con le sue offerte e di tagliare fuori i piccoli da un certo mercato? Non sarà un’impresa facile, inoltre, per il Garante stabilire se si possa replicare tout court a Teleconomy Internet.
Il tutto parte dall’offerta all’ingrosso, la cosiddetta Friaco, usata dagli operatori per vendere flat-dial-up. È pubblica, sul sito di Telecom Italia . Gli operatori acquistano un flusso di interconnessione ISDN da 2 Mbps, a circa 25 mila euro l’anno (IVA esclusa, ovviamente), a livello di stadio di gruppo di trasporto (SGT). Sul flusso possono creare 30 canali. Possono suddividere ogni canale per un certo numero di utenti. Di solito si usano rapporti di concentration rate di 1:4 o 1:5 massimo (NGI opta per un rapporto 1:2,5).
“Andando oltre il rapporto di 1:5 è molto difficile dare un buon servizio. Gli utenti troverebbero occupato quasi sempre”, dice Luca Spada. Ogni canale costa agli operatori, all’ingrosso, circa 70 euro al mese (dividendo 25.000 euro per 30 canali e 12 mesi). Se nel canale mettono 5 utenti (concentration rate 1:5) possono chiedere un canone di 14 euro al mese (IVA esclusa) per andare in pari con il costo del flusso di interconnessione. È comunque più alto del prezzo di Teleconomy Internet (12 euro al mese IVA inclusa). In più, però, nei costi che i provider devono affrontare ci sono le spese per il trasporto su banda IP, per la fatturazione del cliente. E, certo, bisogna mettere in conto un profitto per il provider. “Dovremmo avere una concentration rate di 1:15 per fare concorrenza a Teleconomy Internet. Ma gli utenti troverebbero quasi sempre occupato”, dice Spada.
Secondo Fogli, invece, il punto è che “gli operatori dovrebbero sfruttare meglio quel flusso di interconnessione, mettendovi utenti dial-up non solo flat, ma anche a consumo. Possono pure saturare i 2 Mbps del flusso. Se arrivano utenti in eccesso rispetto a quei 2 Mbps, Telecom è tenuta ad accettarli sulla propria rete, per la regola del trabocco. Il problema è che i provider che ora protestano hanno pochi utenti, quindi non riescono a sfruttare appieno i 2 Mbps del flusso. Non ottimizzando le risorse disponibili, non riescono a fare prezzi competitivi con noi”.
Alessandro Longo