Roma – Sciopero dei giornalisti della Federazione Nazionale della Stampa (FNSI) e, quindi, dell’Ordine dei Giornalisti. Non me ne sarei mai occupato se non fosse che nelle motivazioni con cui la FNSI ha proclamato la protesta appaiono riferimenti all’informazione online, a quella di rete, palesemente obsoleti e retaggio di vecchie logiche corporativistiche che poco hanno a che vedere con internet o con la libertà di stampa, e quindi di espressione.
Nel pamphlet fintamente irredentista “Le nostre ragioni dello sciopero” (link nei Riferimenti in calce a questo articolo), la FNSI sostiene, oltre ai soliti privilegi per contratti speciali per la propria corporazione, che siano “in gioco il riconoscimento della professione e il ruolo dei giornalisti nella società, non solo il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, ma l’esistenza stessa del contratto”. Attenzione dunque, perché viene legato il contratto di lavoro speciale “al ruolo dei giornalisti nella società”: è bene tenerne conto perché questi sono i nebbiosi postulati su cui si ergono i teoremi della corporazione. D’altro canto sono rivendicazioni rivolte non alla società nel suo insieme ma alla sola FIEG, la federazione degli editori. Si parla, insomma, di denaro, non di informazione.
Subito dopo, nel comunicato, arriva il punto chiave, dove emerge tutta l’indignazione della FNSI per l’attuale situazione della stampa online: “alla FNSI, che ricordava agli editori come anche nell’on line l’informazione funzioni solo se si dimostri utile e di qualità, la FIEG ha di fatto risposto che la possibilità di produrre informazione liberamente, offerta dalle nuove tecnologie e dal decentramento della produzione delle notizie, rende necessario un cambiamento”. Ovvero la FNSI protesta perché la sorprendente FIEG scopre la novità rappresentata da internet. Non solo, la FNSI stabilisce nel suo attacco che “l’informazione funziona solo se di qualità” ma si guarda bene dall’indicare chi stabilisce quando l’informazione sia o meno di qualità (d’altra parte chi può essere legittimato a farlo? La costituzione non prevede limiti alla libertà di stampa).
La FNSI invece non ci sta e continua nella sua valutazione del mutamento ventilato dalla FIEG, mutamento che secondo la FNSI “soprattutto trasforma l’attuale contratto, senza neppure pensare ai miglioramenti richiesti dalla FNSI, in una camicia di forza insopportabile per le nuove imprese on line ma anche per le tradizionali aziende giornalistiche”. Cioè la FNSI, da sempre in ritardo sulle cose online, tra coloro che insieme all’Ordine hanno di fatto reso difficile se non impossibile la registrazione di testate giornalistiche elettroniche da anni a questa parte, ora sostiene che senza un contratto speciale l’informazione online va a rotoli. Viene da domandarsi con quale faccia la FNSI affermi una cosa del genere e, soprattutto, da quale documentazione abbia tratto queste fosche previsioni.
Poi c’è la dichiarazione finale del pamphlet, che suona come un pugno nello stomaco per chi si rifà al dettato costituzionale, che affida a tutti i cittadini, non ai giornalisti, indistintamente senza autorizzazioni o censure la libertà di stampa (art.21); dichiara la FNSI: “è una battaglia per far capire agli editori che i giornalisti esistono, pesano e vogliono contare. E’ una battaglia per la qualità dell’informazione. E’ una battaglia che ha al centro la libertà, l’autonomia e il lavoro di tutti i giornalisti, al servizio dei cittadini e del loro diritto costituzionale ad essere informati”. Senza i contratti speciali e senza un flusso costante di miliardi speciali in corporazione, in altre parole, l’informazione chiude. FNSI dixit.
E come la mettiamo con la miriade di editori che sono nati sulla rete investendo denaro proprio e in un’ottica di collaborazione con la rete stessa, dando voce a tutti? Domande retoriche: non vi aspettate che quelli della FNSI o dell’Ordine se la sentano di rispondere. Intanto, però, giù le mani dalla libera informazione elettronica, please.