La Commission nationale de l’informatique et des libertés (CNIL) francese ha respinto il ricorso informale di Google contro la sua richiesta di veder rimossi, in base alla declinazione europea del diritto alla privacy che costituisce il diritto all’oblio, specifici link anche dai risultati offerti dalle versioni del motore di ricerca non specificatamente pensate per i paesi europei , ed in particolare da google.com.
Il diritto all’oblio , il diritto attribuito ai cittadini del Vecchio Continente dalla sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea del 2014, permette di veder de-indicizzati dai motori di ricerca dei link a notizie ed episodi che secondo il diretto interessato dovrebbero rimanere sepolti nel passato. Successivamente il Gruppo di Lavoro Articolo 29 ha sviluppato diverse linee guida sull’interpretazione della disciplina del diritto all’oblio , arrivando fino a prescrivere (senza però alcun potere costrittivo) ai motori di ricerca di non agire solo sui domini europei, corrispondenti ai paesi da cui provengono le richieste con cui i cittadini vogliono far dimenticare dalla Rete specifiche informazioni, ma in generale anche sui domini .com . Alla stessa conclusione era quindi giunta anche la Commissione francese che aveva preteso che il delisting fosse adottato su tutte le estensioni del motore di ricerca di Mountain View: la logica è che – affinché il diritto europeo all’oblio sia efficace – la sua applicazione non si debba esaurire esclusivamente entro i confini del Vecchio Continente.
Google, da parte sua , non vuole diventare il giudice atto a decidere tra diritto alla cronaca e quello alla privacy, rispetto ai concetti di non rilevanza e non attualità, su cui è necessario il confronto. Ma soprattutto non vuole che un’interpretazione ed un sentimento europeo finisca per influenzare la diffusione delle informazioni a livello globale. Lo aveva ribadito con un post ufficiale Peter Fleischer, consulente globale alla privacy di Google, che aveva riferito che nessuna nazione dovrebbe poter avere il controllo sul tipo di contenuti disponibili online altrove.
La CNIL ha tuttavia respinto tale accusa circa la “volontà da parte nostra di far applicare la normativa francese all’estero” e riaffermato piuttosto di voler “far osservare completamente la normativa europea da parte di operatori stranieri che offrono però i loro servizi in Europa”.
Respingendo l’opposizione di Mountain View CNIL ha ribadito che il motore di ricerca deve applicare le regole sulla privacy degli utenti a livello globale o rischiare multe pari a 340mila dollari.
Google, da parte sua, ha riferito di aver già lavorato duramente per applicare il diritto all’oblio richiesto dalle autorità europee in Europa, ma che è in disaccordo con le richieste francesi.
Claudio Tamburrino