Per sottrarre alla vista dei cittadini tedeschi la mole di immagini pornografiche che si affolla in rete, per scoraggiare lo scambio di contenuti illegali. Il governo tedesco ha annunciato che nel giro di pochi mesi verrà stilata una lista nera: i siti elencati saranno inaccessibili alla stragrande maggioranza dei netizen tedeschi.
Il governo si legherà con i provider in un accordo vincolante : gli ISP dovranno quotidianamente consultare la blacklist, dovranno implementare gli strumenti per redirezionare verso altri lidi gli utenti che si imbattano in pagine che ospitino contenuti pedopornografici. Sarà la Bundeskriminalamt , la polizia federale, a mantenere aggiornata la lista: le autorità tedesche, ministero per le Famiglie e ministero degli Interni in primis, assicurano che a finire nella blacklist saranno solo i siti che contengono immagini illegali di abusi sui minori . “Si tratta di un problema chiaramente identificabile” ha spiegato il ministro von der Leyen, un problema che coinvolge quotidianamente 300mila netizen: per questo motivo si procederà a spron battuto per negoziare i dettagli dell’accordo, al quale cui provider che servono il 95 per cento dei cittadini tedeschi si sono già dimostrati favorevoli .
Le autorità tedesche sono estremamente realiste nel guardare al progetto: “Gli utenti esperti di Internet troveranno in ogni caso il modo di aggirare le restrizioni – si spiega dal ministero della Famiglia – ma ciò che importa è che le pagine vengano bloccate per la grande massa degli utenti con una media esperienza”. Gli utenti, illustrano le autorità, si imbatteranno in un segnale di stop : un segnale che li farà riflettere e, qualora abbiano volontariamente cercato di addentrarsi in siti che ospitano immagini degli abusi, vedranno proiettato su di loro una sorta di stigma sociale.
Così come avviene in Italia secondo le disposizioni del decreto Gentiloni , sarà la legge a regolare l’applicazione dei blocchi del traffico. Così come è avvenuto in Italia e negli altri paesi in cui si censura il Web nel nome della sicurezza, in Germania si affollano dubbi e perplessità riguardo alla adeguatezza dei filtri : potrebbero impedire ai cittadini della rete l’accesso a contenuti pienamente legittimi , potrebbero essere impugnati dalle autorità per rimuovere dalla rete contenuti sgraditi.
Una preoccupazione che non può che essere alimentata dalle cronache europee: nel Regno Unito, dopo il blocco della pagina di Wikipedia dedicata ad un album degli Scorpions con una copertina considerata improvvisamente illegale, ad essere investita dalle censure è stato Internet Archive . Agli utenti del provider londinese Demon Internet e di altri ISP nei giorni scorsi risultavano inaccessibili gli 85 miliardi di pagine web ripescabili con la Wayback Machine : Internet Watch Foundation, l’organizzazione che nel Regno Unito si occupa di scandagliare la rete e di mantenere aggiornato l’indice delle pagine proibite, aveva semplicemente inserito nella blacklist le URL di certe immagini da bloccare. Non è chiaro come ciò si sia potuto tradurre nella completa inaccessibilità dell’archivio del Web: IWF sostiene che nel proprio metodo di lavoro “il rischio di danni collaterali o di bloccare pagine che non vadano bloccate è ridotto al minimo”.
L’accesso a Internet Archive è stato ora ripristinato , il provider ha risolto certe “questioni tecniche” legate al filtro contro la pedopornografia. I cittadini tedeschi che temano l’insorgere di analoghi problemi sono stati rassicurati da un agente esperto che in Norvegia si occupa di gestire il sistema di filtraggio: “la maggior parte delle persone – ha spiegato – non si accorgerà nemmeno di questi blocchi”.
Gaia Bottà