Un’atmosfera apocalittica sembra aver avviluppato le sale del Mobile World Congress di Barcellona. Gli operatori mobile dovrebbero attendere al varco un futuro fosco, tinteggiato da dispositivi portatili sempre più centrati sulle applicazioni. Dispositivi affamati di banda, che potrebbero presto portare ad una saturazione irresponsabile dei network .
Sono stati in particolare due i cavalieri che hanno portato nel reame mobile gli allarmati segnali di una sventura ormai prossima. Il primo, Mike Lazaridis, a capo di Research In Motion (RIM), l’azienda canadese di BlackBerry. Per Lazaridis , le difficoltà dei carrier inizierebbero anzitutto nelle aree urbane degli Stati Uniti, dove i network devono soddisfare l’atavica avidità di banda delle attuali generazioni di smartphone .
Una fame continua che – secondo il CEO di RIM – potrebbe portare ad un esaurimento della capacità dell’infrastruttura, già evidente attraverso fenomeni come il rallentamento della navigazione mobile e l’improvvisa interruzione delle chiamate vocali. E chi sarebbe il maggiore responsabile di questa erosione ineluttabile? Probabilmente iPhone , almeno stando alla visione di Lazaridis.
Perché, come ha spiegato il capo di RIM , mettendo insieme le esigenze di banda di cinque dispositivi BlackBerry si otterrebbe quella che attualmente è la domanda di un singolo melafonino. Lazaridis ha poi aggiunto che il nuovo browser di BlackBerry basato su WebKit necessiterebbe di appena un terzo della banda richiesta da smartphone come quelli di Apple e Google .
Il secondo cavaliere di questa sorta di apocalisse mobile è Vittorio Colao, il CEO di Vodafone. Per Colao non sarebbe giusto lasciare soli gli operatori a confrontarsi con la dura realtà di una capacità di banda sempre più scarsa. Colao ha inoltre sottolineato come non sia affatto sbagliato ripensare alcuni modelli di business, soprattutto per far pagare di più ad utenti più affamati di dati .
Questi stessi modelli dovrebbero in sostanza aiutare i carrier a migliorare le proprie infrastrutture, permettendo loro di investire senza rinunciare ai necessari guadagni. Infrastrutture che tuttavia non sembrano a tutti così intasate. Secondo uno studio riportato da ars technica , il 60 per cento dei suoi lettori non supererebbe i 250MB di traffico dati al mese .
Se non fosse allora un problema di traffico lato utente, cosa minerebbe effettivamente il libero respiro della banda mobile ? Che fosse un problema di disponibilità globale della banda stessa? Secondo un’indagine della Federal Communications Commission (FCC) statunitense, la crescita del broadband si è assestata nel 2008 intorno a 10 punti percentuali, il 7 per cento in meno rispetto al 2007.
Sempre stando a FCC, sono stati 86 milioni gli apparecchi – tra smartphone e laptop – venduti negli Stati Uniti. Tutti ovviamente capaci di inviare e ricevere dati, quindi di succhiare banda. Ma di questi 86 milioni di apparecchi, solo 25 sono effettivamente collegati ad un piano dati .
Il CEO di Vodafone ha comunque parlato di un punto cruciale nella storia evolutiva del mercato degli smartphone. Operatori, sviluppatori di applicazioni e protagonisti del search dovrebbero – secondo Colao – cooperare per permettere nuovi investimenti a livello di network. E questo auspicabile clima di cooperazione non sarebbe aiutato dalle quote quasi monopolistiche raggiunte da giganti del calibro di Google.
BigG non ha ritardato nel rispondere alle frecciatine di Colao. Intervenuto a Barcellona, Eric Schmidt ha sottolineato come a Mountain View le porte siano sempre aperte per accogliere i vari carrier nel migliore dei modi. Quindi, per lavorare in un clima favorevole, non di guerra.
Schmidt non ha avuto le stesse impressioni di Lazaridis e Colao, sostenendo che gli operatori dovrebbero invece essere contenti della mole di traffico che negli ultimi anni si consuma nel settore mobile . Perché si tradurrà inevitabilmente in profitti futuri, e nelle modalità più svariate.
Si tratterebbe allora di un mercato che sta per esplodere, almeno per quanto riguarda quello delle applicazioni mobile . Almeno stando a Franco Bernabé, AD di Telecom Italia. E alle recenti previsioni della Gsm Association , che ha parlato di un fatturato globale di circa 30 miliardi di euro per l’anno 2013 .
“Il problema degli operatori – ha spiegato Bernabé – è come mantenere una qualità adeguata di fronte all’enorme esplosione del traffico dati. Anche perché si tratta di un flusso che per il momento non ha identificato le forme di ricavo per gli stessi operatori. Perché esplode in maniera autonoma”.
Mauro Vecchio