Negli Stati Uniti, il cui esercito fa ampio utilizzo di droni da guerra, si sta discutendo sulla liceità del loro impiego rispetto al diritto di guerra , e alla natura stessa degli impieghi che se ne possono fare rispetto alle regole di ingaggio e al diritto internazionale: materie ancora in fermento post undici settembre, che devono ora affrontare le problematiche poste dalle nuove tecnologie.
L’utilizzo di droni militari, in particolare in Pakistan aveva sollevato le prime polemiche. Harold Koh, consigliere legale del Dipartimento di Stato aveva cercato di affermare la non estensione del concetto di “crimine di guerra” alle azioni compiute dai droni. Ma numerosi esperti e studiosi hanno attaccato la sua tesi aprendo un concitato dibattito.
Le questioni sul banco sono varie e riguardano le possibilità che danno le nuove tecnologie: poter, per esempio, mirare leader politici particolari anche non direttamente coinvolti in una battaglia è lecito o costituirebbe in pratica un’esecuzione capitale senza processo? Prima dell’undici settembre , rilevano gli studiosi, gli Stati Uniti condannavano la condotta di Israele che attaccava singoli terroristi (anche fuori dal proprio territorio). Ora ne sono i principali promotori e, secondo Koh (e l’amministrazione della Difesa), si tratterebbe semplicemente di una normale operazione bellica nei confronti di uno stato belligerante (la cui definizione, occorre sottolineare, va di pari passo con il concetto di soggetto terrorista) che non ha certo bisogno di un tribunale per essere avviata.
Questioni relative all’interpretazione legale delle nuove tecnologie deriverebbero inoltre dall’ inquadramento dei controllori da remoto delle armi : se considerati combattenti, le azioni eventualmente ritenute in violazione del diritto di guerra dai droni (anche semplicemente per la loro stessa natura di armi non consentite) potrebbe ricadere direttamente su di loro; se invece non possono essere considerati combattenti, non avrebbero neanche l’immunità garantita dalle regole di guerra e gli potrebbero essere imputati i reati relativi alle loro azioni.
La comunità internazionale e il diritto attendono, sembrerebbe, di vedere la disputa risolversi all’interno degli Stati Uniti.
Claudio Tamburrino