Si può chiamare storiografia, processo culturale, dialettica o dibattito: quel che è certo è che la controversa pagina su Wikipedia dedicata all’ultima guerra in Iraq ha generato un dibattito che ha portato a più di 12mila correzioni . E che valgono, per qualcuno , un libro stampato. Meglio, un ciclo di 12 volumi.
L’autore è James Bridle : ha presentato il progetto alla conferenza dConstruct a Brighton, nel Regno Unito, in un discorso intitolato Il valore delle rovine . “Per la prima volta nella storia – spiega – stiamo costruendo un sistema in grado di registrare non solo una versione univoca della storia”, ma ogni singolo pezzo di informazione che, pur infinitesimale, contribuisce a definirla superando l’ottica tradizionale di una narrazione assolutista che finora ha dominato. Insomma, la logica della storia scritta da chi vince, in un’ottica tecnologica come quella attuale, può essere superata: o almeno viene agevolata la possibilità di tramandare i passi che hanno portato alla versione accettata della storia.
Tutto questo è possibile grazie a Wikipedia che, secondo Bridle, è una di quelle piattaforme che permettono non solo di raccogliere tutta la conoscenza umana, ma anche di offrire una cornice per comprendere “come questa conoscenza si sia sviluppata e può essere compresa, cosa è stato accettato come storia e su cosa si può concordare e su cosa no”.
Nelle 7mila pagine della versione stampata , insomma, troveranno spazio “differenti opinioni su punti politici rilevanti, le varie correzioni e i momenti salienti in cui qualcuno ha cancellato tutto per scrivere solamente Saddam Hussein è una testa di… “. Un concatenarsi di fatti e opinioni contrastanti per non raccontare solo la storia, ma per cercare di tramandare anche la cornice culturale della società in cui è stata scritta.
Claudio Tamburrino