Checché ne dicano i detrattori con la mente costantemente rivolta al passato, la scienza ( boutade a parte) è ancora in grado di riservare parecchie sorprese in quanto alla scoperta delle costituenti fondamentali della materia, le sue leggi e i suoi fenomeni. Se oltre un anno fa il memristore ha spalancato le porte a un progresso tecnologico ancora tutto da quantificare, oggi a reclamare la scena sono la magnetricità e i monopoli magnetici , fenomeni fisici (sin qui solo teorici) che mimano il comportamento della corrente elettrica con la “sola” differenza di riguardare appunto il magnetismo.
La corrente magnetica, o magnetricità, è stata scoperta da un team di ricercatori britannici dopo l’altra scoperta fondamentale dei monopoli magnetici , magneti con un solo polo al contrario dei magneti “standard” dotati sempre di poli “nord” e sud” posseggono un solo orientamento.
L’esistenza dei monopoli magnetici era stata teorizzata già oltre un secolo fa come fenomeno speculare a quello delle cariche elettriche, che in presenza di una differenza di potenziale tra una carica positiva e una negativa generano il flusso di elettroni che alimenta le commodity del mondo civilizzato prima ancora che i computer e i dispositivi digitali a tutti familiari.
C’è voluto però più di un secolo perché due team di ricercatori della terra d’Albione scoprissero (indipendentemente l’uno dall’altro) le particelle magnetiche equivalenti di quei protoni ed elettroni che nei fenomeni elettrici mantengono la carica positiva e negativa. Il tempo trascorso è invero giustificato dalla complessità e dalla inafferrabilità dei monopoli magnetici , che gli studiosi hanno individuato solo in particolari materiali cristallini noti come spin ice e a temperature leggermente al di sopra dello zero assoluto (0 gradi Kelvin corrispondenti a -273,15 centigradi).
In simili, estreme condizioni gli atomi elettricamente carichi dei cristalli assumono una conformazione tale da manifestare tante piccole cariche magnetiche individuali, vale a dire quello che i ricercatori hanno stabilito essere l’elemento costituente della magnetricità . Uno dei team, facente capo al London Centre for Nanotechnology , è riuscito poi a sfruttare il decadimento fisico dei muoni (particella subatomica fondamentale che come elettroni e neutrini fa parte della categoria dei leptoni ) per dimostrare che immergendo lo spin ice in un campo magnetico si provocava l’orientamento dei monopoli in una sola direzione, esattamente come capiterebbe a un materiale conduttore in presenza di un campo elettrico.
Messa da parte l’indubbia importanza della scoperta (che dà letteralmente corpo e anima a uno dei tanti elementi costituenti della natura ancora rubricati alla voce “ipotetici”), il responsabile del team di ricercatori del LCN Stephen Bramwell ha paventato la possibilità che monopoli magnetici e magnetricità possano trovare applicazione (in un futuro ancora incerto) nelle tecnologie connesse ai dispositivi di storage e nella spintronica .
Alfonso Maruccia