Una nuova generazione di posta elettronica? Ci crede una equipe di ricercatori di Stanford e non solo: ha appena messo a punto un sistema di mailing semantico , in grado di comprendere le parole digitate e ricercare autonomamente nel web i destinatari più “plausibili” per ogni messaggio.
A lavorare sulla tecnologia di addressing automatico, denominata SEAmail (Semantic E-mail Addressing) sono Michael Genesereth, di Stanford, e un gruppo di suoi colleghi sparsi tra California, Irlanda ed Austria. Il meccanismo è semplice: dopo aver esaminato i significati e le connessioni tra le parole digitate, il sistema formula una serie di ipotesi sul “senso” del messaggio e si mette alla ricerca dei destinatari più plausibili per esso. Lo fa all’interno dell’address book, certo, ma anche in eventuali database organizzativi e nella rete internet allargata.
La sperimentazione è stata avviata diversi anni fa, ed ha sortito risultati lusinghieri. E così, racconta Physorg , nel corso del 2009 essa verrà allargata a tutti i 6000 componenti del Dipartimento di Computer Science di Stanford.
“L’idea”, ha raccontato Genesereth, “è quella di cambiare il modo in cui indirizziamo le nostre email. Anche perché quando scriviamo vogliamo rivolgerci a delle persone in carne ed ossa, e non a delle stringhe di caratteri”. Se ad esempio il mittente desidera mandare la mail al direttore di un’organizzazione, od ad un gruppo formalizzato di colleghi, è sufficiente che digiti il proprio obiettivo all’interno della maschera apposita perché il sistema trovi da solo la lista di tutti gli individui da contattare.
Secondo Physorg, diverse aziende avrebbero già manifestato interesse per l’invenzione di Genesereth e colleghi. Mano a mano che le organizzazioni cominciano a condividere porzioni crescenti dei propri database “in the cloud”, infatti, l’appetibilità del sistema di mailing semantico potrebbe crescere esponenzialmente.
Tuttavia, non mancano le preoccupazioni rispetto ai possibili usi distorti della nuova tecnologia. Interpellato da Technology Review , il direttore del Turing Center dell’Università di Washington Oren Etzioni ha dichiarato: “I problemi tecnici del sistema sono facilmente risolvibili. Il nodo sono quelli sociali. Come possiamo creare un sistema realmente affidabile, dati i mille usi a cui individui diversi lo possono piegare?”.
In particolare, Etzioni teme che una volta a regime il tool possa essere impiegato per impiegare messaggi di spam in modo ancora più semplice e massivo, senza che ci siano contromisure possibili per gli attacchi. In particolare, spiega, se è vero che gli strumenti semantici possono essere usati per creare filtri alla posta in arrivo, è altrettanto vero che tali barriere aumenterebbero teoricamente il rischio – già oggi presente e ben noto – di cestinare dei messaggi validi.
Negli ultimi anni si sono moltiplicati i progetti che reimpiegano algortmi semantici per potenziare le attività web degli utenti. Tra le applicazioni più gettonate (prevedibilmente) vi sono i i meta-motori di ricerca, con progetti come AskWiki o, più di recente, Twine .
Giovanni Arata