Roma – Ci sono voluti dieci anni di lavoro e un insieme di 1.500 persone perché fosse possibile trasformare in contenuti digitali le testimonianze, i documenti e gli altri materiali disponibili in forma scritta, spesso appunti poco comprensibili. Eppure è proprio questa titanica opera di trasformazione in digitale che ieri ha consentito il varo ufficiale del museo Internet di Yad Vashem .
Sebbene le nuove tecnologie spesso vengano utilizzate da ricercatori e studiosi per condividere e pubblicare il proprio lavoro, quanto è stato realizzato dal museo dell’Olocausto israeliano non ha precedenti: in rete sono ora disponibili le biografie, talvolta complete talvolta frammentarie, di 3 milioni di ebrei uccisi sotto il regime nazista.
Il nuovo colossale database disponibile in inglese ed ebraico, nel quale si può facilmente navigare anche grazie a sofisticati sistemi di ricerca, è però soltanto una parte di quello che nel tempo i gestori del museo intendono realizzare, ossia arrivare al più presto ai dati di 6 milioni di persone.
Ma occorre muoversi rapidamente. Esti Yaari, rappresentante del museo, ha spiegato che il lavoro ora è ancora più difficile perché molte sono le memorie che rischiano di perdersi e di non essere mai raccolte dai volontari. “Stiamo lanciando uno sforzo dell’ultimo minuto – ha spiegato ai reporter – per ottenere il massimo delle informazioni. Ci rendiamo conto che il tempo è sempre di meno”.
Sul sito del museo si legge che lo sforzo compiuto è quello di “raccogliere i nomi delle vittime ebree e preservarne la memoria. E’ un dovere morale del popolo ebraico, il nostro ultimo atto di rispetto per le vittime”.