Evans Data Corporation ha pubblicato un rapporto il cui obiettivo principale è tastare il polso all’attrattiva degli operatori delle infrastrutture distribuite del cloud computing . Chiedendo a più di 400 sviluppatori di classificare i servizi in base a criteri quali capacità attuali, capacità di dare un seguito alle promesse, scalabilità e sicurezza, Evans Data ha messo in piedi un grafico da cui traspaiono i punti di forza di ciascun player e due netti vincitori su tutti , vale a dire Amazon e Google.
Non stupisce la predominanza dei due colossi dell’economia di rete considerando il tempo e le energie già spese nel tentativo di spingere le piattaforme di computing remoto in ogni ambito applicativo, e sebbene Amazon esca chiaramente vincitrice nel confronto globale, a Google gli sviluppatori intervistati attribuiscono una maggiore efficienza.
Abbastanza distanziate dalla coppia vincente si classificano IBM seguita da Microsoft, con la prima che dimostra una notevole capacità di recupero visto il ritardo con cui è entrata nel mercato rispetto ai concorrenti (vale a dire i soliti e già citati Amazon e Google). Il risultato positivo del colosso statunitense registra anche la migliore posizione in fatto di sicurezza percepita , con il 21,7% degli sviluppatori a suo favore contro il 20,2% di Amazon, il 9,9% di VMware, il 9,1% di Microsoft e gli altri a seguire.
IBM, dal canto suo, ha già reso note le intenzioni di migliorare i servizi e l’offerta aziendale tra le nuvole telematiche aggiungendovi anche un’ infrastruttura di storage scalabile e distribuita, basata sulla combinazione della tecnologia di archiviazione General Parallel File System e dell’hardware della linea XIV accanto ai server BladeCenter . Si parla poi del supporto a standard quali CIFS, NFS, HTTP e FTP per facilitare le operazioni di trasferimento dei contenuti e la disponibilità di offerte premium così come a basso costo per accontentare un’utenza variegata.
Chi dalla ricerca di Evans esce un po’ malconcia è infine Microsoft, la cui offerta in-the-cloud viene giudicata più o meno alla pari con quella di IBM in quanto a completezza dei servizi ma inferiore nell’efficienza, nella sicurezza percepita, nell’affidabilità, nell’ uptime e nel vendor lock-in . Agli sviluppatori le nuvole di Redmond non sono particolarmente gradite, e l’azienda pare sia costretta a rincorrere gli avversari su un terreno dove ha ancora ampi margini di miglioramento.
Alfonso Maruccia