Roma -È questa la settimana in cui i rottami del satellite Röntgensatellit ( ROSAT ) dovrebbero fare il loro ritorno sulla Terra .
ROSAT tiene da fine settembre col fiato sospeso gli osservatori: il telescopio spaziale da 2,4 tonnellate di produzione tedesco-anglo-statunitense attualmente in orbita attorno alla Terra ha (relativamente) maggiori possibilità di causare danni rispetto al pattume spaziale che l’ha preceduto. Mentre, infatti, con UARS vi era una possibilità su 3.200 che potesse creare incidenti reali, le probabilità con ROSAT salgono a una su 2.000 .
Secondo l’agenzia spaziale tedesca, l’ex satellite ROSAT dovrebbe rientrare tra il 21 e il 24 ottobre : una forchetta così ampia perché il rientro potrebbe essere influenzato dall’attività solare.
L’impatto non può essere ancora specificato: gli scienziati parlano semplicemente di un “qualsiasi punto della sua traiettoria” compresa tra la latitudine 53 gradi nord e quella 53 gradi sud. Insomma, buona parte della Terra esclusi i due Poli.
Oltre ai consueti rimbalzi di rassicurazioni e allarmismi, la discesa ROSAT è stata l’occasione per trattare un tanto raro quanto peculiare argomento di politica internazionale : la responsabilità in caso di danni da impatto . La questione è regolata da un trattato internazionale stipulato nel 1972 ( Convention on International Liability for Damage Caused by Space Objects ) basato sui principi del Trattato sullo Spazio del 1967. E il satellite, di produzione tedesca, con partecipazione anglosassone e il cui lancio è stato effettuato dalla NASA da Cape Canaveral, si presta come caso studio.
Claudio Tamburrino