Pechino (Cina) – Le telecamere wireless installate dentro certi Internet-cafè cinesi sembrano proprio funzionare bene. Dopo quasi tre mesi dall’annunciato giro di vite contro l’ uso immorale di Internet, il governo di Pechino annuncia ufficialmente la chiusura di 16.000 punti d’accesso pubblici .
Le autorità cinesi procedono con ritmi serratissimi nell’applicazione del programma nazionale di tutela morale ed etica della popolazione in Rete: solo un mese fa , i primi risultati del crackdown parlavano di “appena” 8.600 Internet-cafè chiusi dalle forze dell’ordine. La cifra è praticamente raddoppiata nel corso di un mese.
Mediamente si tratta di circa cinquanta sequestri e chiusure quotidiane : un dato preoccupante che non mancherà di destare preoccupazioni di tipo economico. Gli Internet cafè cinesi (oltre 90.000 su tutto il territorio nazionale) sono una realtà molto radicata nella storia informatica del paese, funzionando sia da punti d’accesso pubblico che da sale-gioco per gli adolescenti. Una preziosa fonte economica anche per lo stato, che recepisce preziose entrate da qualsiasi attività del settore IT, grazie a tasse e costose autorizzazioni.
I vari Internet-cafè nel mirino delle forze di polizia sono accusati di violare le rigidissime leggi che limitano drasticamente il diritto all’informazione ed alla libertà d’espressione, due valori praticamente assenti nella Cina popolare. Oltre alle multe , sono previste la chiusura dell’attività e la galera : a rischio tutti coloro che mettono a disposizione materiale pornografico, videogiochi proibiti oppure informazioni poco gradite al governo.
Sono soprattutto queste ultime a preoccupare maggiormente i vertici del PCC. La possibilità che Internet sia uno strumento potentissimo in mano al cittadino non va assolutamente giù al Commissione Centrale per l’Innalzamento Etico e Culturale, responsabile della recente messa al bando di un noto videogioco multiplayer .
Il giro di vite liberticida che sta stritolando la popolazione del gigante asiatico è sia di ordine morale sia politico: fa parte di un piano, definibile “multimediale”, per controllare l’ integrità psichica e la formazione di oltre 300 milioni di giovani e giovanissimi, esposti quotidianamente a TV, Internet e giornali. Come nel caso di numerosi cyberdissidenti politici condannati dal marchio della “psicopatia” , persino Britney Spears è stata recentemente al centro del dibattito pubblico: accusata di corruzione morale della gioventù, le è stata negata la presenza ad un noto talk-show televisivo.
(Tommaso Lombardi)