La morte apparente di AllofMP3.com

La morte apparente di AllofMP3.com

Lo store russo di mp3 a prezzi stracciati è stato buttato giù. Le major parlano di vittoria ma MediaServices non demorde e ha già rimpiazzato il suo negozio, imbarazzando il governo di Mosca che cerca il via libera al WTO
Lo store russo di mp3 a prezzi stracciati è stato buttato giù. Le major parlano di vittoria ma MediaServices non demorde e ha già rimpiazzato il suo negozio, imbarazzando il governo di Mosca che cerca il via libera al WTO

Mosca – AllofMP3.com è morto, lunga vita ad AllofMP3.com . Il negozio di musica digitale ha finalmente chiuso i battenti , dopo essere stato marcato stretto per anni da industria americana e governo russo. Come l’Araba Fenice però, l'”arcinemico” dei discografici di RIAA è tornato a nuova vita, cambiando solo il nome e poco altro, con un colpo di teatro che si fa beffe dei rappresentanti della politica statunitense e degli sforzi del Cremlino di cancellare la nomea di paradiso della pirateria che la Russia si è fatta negli anni.

A poco sono valsi i tentativi del management del sito di controbattere alla tolleranza-zero e alle cause multimiliardarie intentate dalle associazioni delle Grandi Sorelle del disco: la lista recente delle 10 priorità di IFPI , l’associazione internazionale dei fonografici, metteva AllofMP3.com al secondo posto giusto dietro l’altro grand villain dell’industria multimediale, il porto franco dei torrentisti The Pirate Bay .

A fare pressione per il gioco al massacro ci si è messa anche la politica, per mezzo delle richieste esplicite di Susan Schwab, rappresentante per il commercio USA, di spingere nel baratro lo store e il suo carico ultra-economico di mp3. La chiusura di AllofMP3.com era una delle condizioni non negoziabili per l’accettazione della Russia nel consesso dell’Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO) , e la testimonianza di un ex-impiegato del portale raccolta dal Times parrebbe confermare che la decisione di staccare la spina sia dovuta proprio all’enorme pressione sulle autorità russe.

Usato da oltre 5 milioni di utenti registrati, caratterizzato da una vastissima scelta di brani e formati musicali ad un prezzo per brano tra i 10 e i 20 centesimi, AllofMP3.com ha sempre sostenuto la legittimità della propria iniziativa commerciale , in virtù del versamento di una parte degli introiti alla ROMS, società responsabile della raccolta e della distribuzione dei proventi della proprietà intellettuale nel paese.

RIAA e IFPI hanno di concerto sempre sostenuto la totale illegittimità degli mp3 distribuiti su AllofMP3.com , non avendo a loro dire la suddetta organizzazione russa alcun diritto o autorizzazione a farsi carico di affari che evidentemente non le competevano secondo le leggi e gli accordi che ingessano e regolamentano l’attuale mercato musicale internazionale.

Il colpo più duro all’attività dello store è stato sicuramente quello inferto nell’ottobre del 2006 da Visa e Mastercard, gli intermediari finanziari leader mondiali della movimentazione di denaro che sono infine giunti alla conclusione, dietro consigli dalla provenienza indubbia, di non dare più supporto alla distribuzione di contenuti sul portale russo.

Troppe attenzioni e clamore per AllofMP3.com e MediaServices, la società russa fondata nel 2000 da sei programmatori di computer, che ha infine deciso di svincolarsi e cambiare, letteralmente, nome. Mp3Sparks.com , ennesimo store multimediale gestito dalla società, riprende proprio in queste ore e in maniera sin troppo ravvicinata il design del fu-AllofMP3.com, facendosi vanto di poter offrire un catalogo di contenuti paragonabile e prezzi ancora una volta compresi – prevalentemente – tra i 10 e i 20 centesimi di dollaro a brano.

Simile è anche lo statuto legale sbandierato dal sito, che a domanda “È legale il download di musica da Mp3Sparks.com?” risponde: “La disponibilità su Internet di materiale su Mp3Sparks.com è autorizzata dalla licenza 31/ZM-07 della partnership non commerciale Rightholders Federation for Collective Copyright Management of Works Used Interactively (NP FAIR). In accordo con i termini di licenza, MediaServices paga il costo delle licenze per tutti i contenuti scaricati dal sito soggetti alla Legge della Federazione Russa Sul Copyright e i Relativi Diritti”.

La storia dunque si ripete, e MediaServices continua a sostenere le proprie tesi, a fare i propri affari – pur con tutte le difficoltà derivanti dall’ostracismo degli organismi internazionali – e a prendersi gioco dei potentati economici dell’industria multimediale. Ammantando per giunta l’iniziativa commerciale di un principio di “giustizia” nei confronti di artisti e performer , a cui si sta valutando di destinare il 5% dei guadagni indipendentemente dall’obbligo legale a farlo o da chi detenga i diritti di sfruttamento delle opere.

Ma non sarà facile la via di Mp3Sparks.com, come si legge tra le righe di una dichiarazione di FIMI sulla vicenda: “La notizia dell’apparente chiusura del sito pirata russo allofmp3 è sicuramente positiva. Proprio nei giorni scorsi la FPM, federazione contro la pirateria musicale, aveva presentato una nuova denuncia contro i titolari della Media Services presso la Procura della Repubblica di Milano. Come è noto, il sito offriva infatti anche registrazioni abusive di noti artisti italiani. Già nel 2005, da una denuncia di FPM, era nata un’operazione che aveva portato alla chiusura di un portale di riferimento italiano e inoltre la stessa FIMI aveva attivato anche l’Ambasciata italiana a Mosca ottenendo assicurazioni di un intervento da parte del Delegato alla proprietà intellettuale del Governo di Mosca”. “Ora – conclude FIMI – sarà nostra cura monitorare con attenzione gli sviluppi collegati a tale sito e ad altri che dovessero rimpiazzarlo”.

Di interesse sarà anche seguire la probabile imminente reazione del governo di Mosca : se AllofMP3.com ha rischiato di far saltare l’accordo bilaterale tra USA e Russia per l’accettazione di quest’ultima nel WTO, siglato nel novembre scorso dopo ben 12 anni di negoziati, Mp3Sparks.com ha tutte le carte in regola per divenire il nuovo nemico pubblico della propaganda dell’industria multimediale USA, con tutte le conseguenze che questo potrebbe comportare per i non facili rapporti economici e politici tra i due paesi.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
4 lug 2007
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