Addio limiti di ascolto per gli utenti registrati alla versione free di Spotify: il servizio, con una nota sul suo network, ha diramato un annuncio che torna a far gioire la stragrande maggioranza degli iscritti. Si tratta di un passo in avanti rilevante, infatti, poiché dopo la totale libertà dei primi sei mesi, gli abbonamenti gratuiti prevedevano un limite di ascolto pari a dieci ore mensili. Cioè 2,5 ore alla settimana, un intervallo irrisorio per chi ama ascoltare brani durante la giornata in ufficio, a casa o in qualunque altro luogo e contesto.
Una novità che vale per la versione desktop e riguarda più di venti milioni sui circa 26 milioni di iscritti alla piattaforma per l’ascolto di musica in streaming, che a sua volta salvaguarda gli abbonati paganti. Coloro che pagano dieci dollari ogni mese continueranno a godersi le tracce preferite come sempre fatto, mentre chi ascolta senza pagare dovrà sorbirsi spot pubblicitari tra un brano e l’altro. Proprio la pubblicità è la discriminante che consente a Spotify di muoversi diversamente e prima dei competitor (Rdio e Deezer su tutti), poiché gli introiti sono in continua crescita, sia grazie alla fiducia accordata dagli inserzionisti, sia a quella dimostrata dai finanziatori, che lo scorso novembre hanno rimpinguato le casse di Spotify con 250 milioni di dollari.
Importante e non casuale la mossa di Spotify, che strilla ai quattro venti la propria diversità alla vigilia dell’arrivo di Beats Music , designato come l’avversario più ostico per la società svedese. Preceduta da una campagna marketing poderosa (che include pure un passaggio pubblicitario durante il Superbowl, ossia la finale del campionato di football NFL che è l’evento sportivo più visto negli States), Beats promette di rivoluzionare il campo, peraltro molto folto negli USA dove operano giganti come Pandora.
Nonostante le analogie, si tratta di due visioni ben distanti, poiché mentre Spotify aumenta la soglia dell’ascolto gratuito, Beats Music debutterà negli Stati Uniti il 21 gennaio offrendo una sola settimana di ascolto free e alcuni piani promozionali in partnership con AT&T, cui seguirà il classico abbonamento mensile da 10 dollari. L’aspetto su cui punta Beats è l’attenzione al cliente, cullato con suggerimenti utili per scoprire artisti che altrimenti rimarrebbero sconosciuti. Spotify fa lo stesso con la funzione Discover ma a quanto pare sembra nulla al confronto del sistema approntato da Beats Music, che sta attirando grande interesse anche e soprattutto per la squadra che ha sviluppato il progetto: Dr.Dre, Jimmy Iovine e Young Iovine, Ellen DeGeneris e l’ispiratore Trent Reznor dei Nine Inch Nails.
L’entrata in scena di un altro attore come Beats Music è un’altra dimostrazione del trend dominante in ambito musicale. Un settore molto dinamico e ricco di sfumature, che per la prima volta lo scorso anno ha registrato un calo delle vendite, con iTunes Store che negli Stati Uniti ha diminuito gli incassi per la vendita di brani (-5,7 per cento) e quella degli album (-0,1 per cento). Colpa (o merito, a seconda dei punti di vista) dei servizi di streaming come Pandora e Spotify, portatori di un modello di business ancora incerto sul lungo periodo ma decisamente ben visto dagli utenti.
Alessio Caprodossi