La parola più cercata su Bing a livello globale è (e di gran lunga) quella che non ti aspetti, ossia “Google“. Esatto: gli utenti che per qualche motivo stanno usando Bing (da mobile, da desktop, da browser o direttamente sul motore di ricerca impostato magari come predefinito), in realtà vorrebbero essere su Google e così fanno un passaggio in più: cercano “Google” prima di effettuare la propria ricerca.
Va su Bing e cerca Google
Questa evidenza, sottolineata da una ricerca SEO del gruppo ahref, secondo Google è una prova delle proprie buone intenzioni, utile da mettere sul tavolo degli imputati durante gli approfondimenti antitrust nei confronti del gruppo di Mountain View. Una prova che dovrebbe scagionare Google dalle accuse, secondo le speranze dei legali di Mountain View. Il significato, infatti, sarebbe quello che tutti immaginano: l’utenza Bing sta cercando in realtà casa su Google, scegliendo il motore non per imposizione o forzatura, ma per libera scelta.
Non solo Google, peraltro: al secondo posto tra le ricerche più effettuate su Bing v’è YouTube (altra proprietà Alphabet) ed al quarto v’è Gmail. Il podio è completato invece da Facebook.
Mentre i legali del gruppo sono in fase di appello con la Commissione Europea (in ballo una sanzione da 5 miliardi di dollari), questi dati cercano di incrinare l’idea per cui le azioni del gruppo possano aver forzato la scelta degli utenti. Difficilmente queste evidenze (benché lampanti) potranno però fare presa: dal punto di vista dell’antitrust, anzi, potrebbero rafforzare la convinzione per cui l’atteggiamento predatorio possa aver imposto uno standard nella ricerca, senza concedere possibilità ad altri motori di innestarsi con dinamiche concorrenziali.
Il fatto che l’utenza cerchi solo Google è una causa o una conseguenza della posizione dominante del motore in tutto il mondo? Il nodo è questo da anni, con posizioni apparentemente non concilianti, ma con una Commissione Europea apparentemente poco propensa a questo giro a possibili passi indietro.