La psicosi Flappy Bird

La psicosi Flappy Bird

L'app intossicante continua a far parlare di sè, persino con la propria assenza. I marketplace sono pieni di cloni, e c'è persino una petizione alla Casa Bianca per farla tornare
L'app intossicante continua a far parlare di sè, persino con la propria assenza. I marketplace sono pieni di cloni, e c'è persino una petizione alla Casa Bianca per farla tornare

Il fenomeno Flappy non accenna a scemare: dopo che l’autore ha rimosso l’app dai marketplace Apple e Google, ufficialmente stanco dell’attenzione tributata alla sua opera, chi ha ancora il gioco pare non sia intenzionato a staccarsene, e chi non ce l’ha lo vorrebbe. C’è persino qualcuno che ha avviato una petizione alla Casa Bianca per riportarla su iOS e Android, ma soprattutto ci sono parecchi sviluppatori che stanno provando a cavalcare l’onda della moda Flappy Bird : per loro sfortuna, sul nome in questione è in corso un giro di vite che impedirà di pubblicare app che si rifacciano in modo troppo sfacciato all’originale.

Non mancano da giorni ormai gli emuli di Flappy Bird: ce ne sono online, ce ne sono di truccati con tanto di trojan compreso, ce ne sono diversi che a vario titolo e con qualche variazione sul tema provano a riprendere lo schema di gioco difficile e sfidante dell’originale per replicarne il successo sia su Android che iOS. A quanto pare, però, sia Google che Apple hanno deciso di porre un freno alla pubblicazione sui rispettivi marketplace di app che contengano “flappy” nel nome. Prima gli sviluppatori iOS e poi quelli Android si sono visti rifiutare l’ammissione delle loro creature proprio a causa del nome : il richiamo all’originale viola alcune clausole dell’accordo con gli sviluppatori di Cupertino, in particolare il comma 22.2 che si riferisce proprio a denominazioni ambigue che potrebbero trarre in inganno gli utenti speculando sulla somiglianza ad altre app famose. Lo stesso pare valga per Android , anche se in questo caso i dettagli sono più scarsi.

Una mossa discutibile quella adottata a questo punto dai gestori dei marketplace: da sempre esistono cloni di varia qualità delle applicazioni famose, soprattutto videogiochi, e di app che contengono la parola “flappy” nel nome ce ne sono già decine sia su Google Play che su App Store . Non è impossibile che Apple e Google decidano di rivedere tutto il proprio catalogo per escludere anche queste, o che richiedano agli sviluppatori di cambiare nome: se non lo facessero si creerebbe una situazione paradossale in cui qualcuno godrebbe di un vantaggio ingiustifcato nei confronti di tutti gli altri addetti ai lavori.

Nel frattempo la disamina del “caso Flappy” prosegue, con tanto di profilo psicologico dello sviluppatore che ha deciso di punto in bianco e senza una spiegazione chiara di ritirarlo dal mercato. Impressionante l’assuefazione che questo videogame ha causato nel pubblico, e molto rivelatoria è l’ironia utilizzata per la succitata petizione a Barack Obama per riportare Flappy Bird in vita: “Ridiamo il potere al popolo. Lasciamogli decidere se vuole consumare ogni momento di veglia tentando di destreggiarsi attraverso quei tubi dell’orrore con questo triste e deforme uccello. Nessuna copia potrà competere con il gioco originale”.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
17 feb 2014
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