Nei laboratori di Google ad ogni ricorrenza di grande rilevanza c’è chi si impegna a modificare il logo presente nella homepage. Questa volta è toccato all’Italia e ad uno dei suoi più famosi cittadini: il 13 aprile del 1808 nasceva a Firenze Antonio Meucci, e il gigante del search ricorda l’inventore a duecento anni dalla sua nascita con un logo personalizzato nella versione italiana del motore di ricerca.
Come sanno i lettori di Punto Informatico , anche dagli States è giunto qualche anno fa il riconoscimento : la paternità del telefono è di Meucci, perché “se avesse avuto i 10 dollari necessari a mantenere la registrazione del brevetto, nessun riconoscimento sarebbe potuto andare a Bell”. Dunque, 113 anni dopo , il Congresso ha restituito all’inventore italiano la dignità che a lungo gli era stata sottratta.
E mentre l’Italia si fregia di un’altra laurea honoris causa attribuita al professor Viterbi (è anche grazie a lui se oggi si parla al cellulare), fioccano le iniziative di celebrazione.
La blogosfera si è immediatamente messa in movimento: da chi si rallegra per l’auspicata par condicio a chi indice iniziative intraprendenti , derivate da rumorose rimostranze per le attribuzioni che, in passato, hanno ristretto la storia della telefonia al solo nome di Alexander Graham Bell .
Certo è che, da allora, di strada il telefono ne ha fatta tanta. Ad Antonio Meucci è stata resa solo tardiva giustizia, visto che morì povero in canna con la sua fabbrica di candele fallita, e con il giudice americano che, nel 1885, gli diede torto nella causa contro la Bell Company. Qualcuno ricorderà anche la splendida interpretazione del compianto Paolo Stoppa, che lo aveva impersonato proprio durante quella vicenda nello sceneggiato “Antonio Meucci cittadino toscano contro il monopolio Bell”, del 1970.
Marco Valerio Principato
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