La rete fissa di accesso e gli impegni di Telecom

La rete fissa di accesso e gli impegni di Telecom

di Capitano Nemo (Morse.it) - La costituzione di Open Access cosa comporta? Si va davvero verso un mercato plurale delle TLC in Italia? Chi ci spera?
di Capitano Nemo (Morse.it) - La costituzione di Open Access cosa comporta? Si va davvero verso un mercato plurale delle TLC in Italia? Chi ci spera?

Roma – Oggi ci occupiamo di approfondire la tematica del pacchetto di impegni proposto da Telecom, che tanta discussione ha prodotto negli ultimi mesi tra addetti ai lavori, per cercare di spiegare in modo chiaro di che cosa comportino per il mercato (mi scuserete, ma l’argomento sarà un po’ difficile per i non addetti ai lavori; ciononostante, prego tutti di cercare di seguire il filo logico dell’articolo fino in fondo): per espressa dichiarazione dell’azienda, gli impegni presentati da Telecom Italia all’autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni sono finalizzati ad interrompere i sette procedimenti sanzionatori che l’Autorità ha avviato tra il 2007 ed il 2008 per presunte violazioni della “parità di trattamento interna/esterna” (cioè tra clienti Telecom e clienti di operatori concorrenti, che “affittano” la rete Telecom) conseguenti a:
– vendita dei servizi ADSL ai clienti di Telecom da parte dei tecnici di rete
– attivazione di servizi ADSL non richiesti
– mancata adozione delle misure organizzative necessarie a prevenire attivazioni di servizi ADSL non richiesti
– disattivazione del servizio di CPS.

Oltre ad interrompere l’iter dei procedimenti sanzionatori attraverso il ricorso all’articolo 14-ter della legge 287/90 ( le imprese possono presentare impegni tali da far cessare l’infrazione. L’Autorità, qualora ritenga tali impegni idonei a far cessare l’infrazione, può renderli obbligatori per le imprese e chiudere il procedimento senza accertare l’illecito ), la presentazione degli impegni è alternativa all’eventuale imposizione da parte di AGCOM di quella separazione funzionale della rete che molti concorrenti di Telecom Italia ritengono comunque insufficiente rispetto ad una separazione strutturale. Telecom, infatti, ribadisce più volte che nel caso in cui l’Autorità imponga la separazione funzionale (quella strutturale, cioè il conferimento della rete ad una società separata ancorché controllata da Telecom, e che sarebbe la sola garanzia efficace, pare al momento fuori discussione) tutti gli impegni decadono.

Gli impegni sono stati preceduti, il 13 febbraio 2008, dalla costituzione di Open Access , una “funzione aziendale” destinata a gestire in modo indipendente i cespiti relativi alle sole risorse passive della rete di accesso, sia in rame che ottica (inclusi armadi riparti-linea, ripartitori ottici e permutatori di centrale), ma le cui competenze sono state estese ben oltre il perimetro delle risorse passive fino a comprendere la fornitura (agli altri operatori e ai clienti finali di TI) di servizi che richiedono l’impiego di apparati elettronici (quali DSLAM e nodi ATM o IP) la cui gestione resta affidata alla funzione “Network” di TI che in questo quadro non sarebbe sottoposta alle stesse regole di “Open Access”.

La costituzione di “Open Access” e il condominio con “Network” delle risorse attive della rete di accesso non contribuiscono di per sé ad eliminare le discriminazioni lamentate dagli operatori alternativi; a questo dovrebbero viceversa servire le dieci categorie di impegni proposti all’Autorità in relazione alla fornitura sia di servizi intermedi sui mercati nei quali Telecom ha “Significativo Potere di Mercato”, sia di informazioni sui piani di sviluppo e manutenzione della rete fissa di accesso:

1. istituzione (entro 15 mesi dalla accettazione degli impegni) di un nuovo processo di delivery “a coda unica” (che cioè non distingue più tra le richieste degli operatori alternativi e quelle di Telecom Italia Retail ) e di un nuovo sistema di gestione dei clienti wholesale ;
2. istituzione di un nuovo sistema di incentivi, formazione e di un codice comportamentale per il management di Open Acess orientati alla parità di trattamento interna esterna e alla soddisfazione dei clienti finali di tutti gli operatori;
3. istituzione (entro 9 mesi dalla accettazione degli impegni) di un sistema di monitoraggio delle performance nella attivazione dei collegamenti e nel ripristino dei guasti;
4. garanzie di trasparenza del sistema di monitoraggio;
5. garanzie di trasparenza dei Piani tecnici per la Qualità della Rete Fissa di Accesso;
6. garanzie di trasparenza dei Piani tecnici per lo Sviluppo della Rete Fissa di Accesso;
7. istituzione di un organo di vigilanza;
8. divieto di vendita (entro un mese dalla accettazione degli impegni) da parte delle forze di rete e programmi di formazione delle forze di vendita;
9. obbligo di segnalazione dell’attivazione di servizi non richiesti;
10. obblighi di notifica per la disattivazione dei servizi di CPS.

La costituzione di “Open Access” non rientra tra gli impegni, gli impegni decadranno nel caso in cui l’autorità imponga una qualche forma di separazione funzionale, ma, con l’evidente fine di evitare la conclusione dei procedimenti sanzionatori, Telecom manterrà comunque gli impegni 8, 9 e 10.

Ora, quello che è chiaro è che con la presentazione dei suoi impegni, Telecom solleva finalmente un velo sulle passate gestioni: la prevista realizzazione di nuovi sistemi che gestiscano “a coda unica” i processi di attivazione e riparazione dei guasti significa ammettere che sinora questi processi hanno discriminato tra forniture per Telecom Italia e forniture per i concorrenti, contrariamente a quanto previsto dalle regole.

Inoltre bisogna però chiedersi se gli impegni proposti saranno adeguati a evitare il ripetersi di tali discriminazioni.

La funzione “Open Access” ha l’incarico di fornire servizi agli utenti finali di TI e agli altri operatori. Ma mentre TI retail contatta direttamente “Open Access”, gli altri operatori debbono contattare “TI Wholesale” che a sua volta contatta “Open Access”. Telecom giustifica questa asimmetria come la fornitura di uno “sportello unico” per gli operatori alternativi, ma qualche dubbio sui risultati pratici è lecito.

Un problema più significativo deriva dal contrasto tra il perimetro degli asset controllati da Open Access (le sole componenti passive di rete) e la fornitura agli operatori di servizi che, come l’interconnessione e il Bitstream, richiedono l’impiego di apparati di rete attivi, dichiaratamente sotto il controllo della funzione Network. Ma allora, è lecito chiedersi, anche dopo l’attivazione della coda unica, che garanzie avranno i Concorrenti che altre e diverse pratiche discriminatorie non siano attuate attraverso il controllo dei nodi di rete? Il trasporto ATM ed IP sono talmente complessi e flessibili che piccole differenze di protocollo possono comportare grandi differenze nelle prestazioni: rami di rete saturi possono costituire un collo di bottiglia rimosso nella massima trasparenza e parità di trattamento tra clienti degli operatori alternativi e clienti di TI, ma potrebbero anche, per ipotesi, essere aggirati silenziosamente nel giro di pochi microsecondi nel caso dei soli clienti di Telecom.

La rete fissa di accesso di Telecom Italia, cioè i cavi che collegano gli utenti finali alle centrali, “è un’infrastruttura fondamentale per il Paese, per la stessa Telecom e per gli altri operatori”.
Lo afferma, a pagina quattro dei propri impegni e riferendosi alla propria rete in rame, Telecom Italia; ma è bene aggiungere che tale sarà anche la futura rete di accesso in fibra ottica, la cosiddetta NGAN FTTH (New Generation Access Network Fiber To The Home).

Chi controlla la rete fissa controlla e controllerà non solo il mercato della telefonia e dell’accesso a larga banda ad Internet, ma anche quello dei servizi e dell’offerta di contenuti; e potrà condizionare significativamente anche il mercato mobile quando la richiesta di banda larga in mobilità spingerà gli operatori ad installare centinaia di migliaia di piccolissime “stazioni base” domestiche (la cosiddette “femtocelle”) che trasformeranno in “mobile”, agli occhi dell’utente, quella che sostanzialmente resterà una rete fissa.

Se teniamo conto che su altri tavoli Telecom reclama quella “segmentazione geografica” che le permetterebbe di non offrire più servizi bitstream nelle aree in cui ha perso la dominanza sulla larga banda (con notevoli differenze rispetto a quanto avviene in Europa, ma che sarà il caso di approfondire in un articolo specifico), l’autonomia di pianificazione consentirebbe a TI di pianificare lo sviluppo del Fiber To The Home solo in tali aree; così come espressamente previsto a pagina 36 degli impegni.
Questo andrebbe palesemente contro l’interesse del Paese, e porrebbe i presupposti per il ritorno al monopolio sull’accesso ed il conseguente controllo dei mercati a valle.

Tutti gli operatori chiamati in consultazione ad esprimersi sugli impegni presentati da Telecom, hanno detto (giustamente) che questi sono assolutamente insufficienti a garantire la concorrenza, e che in molti casi rappresentano obblighi a cui Telecom sarebbe già sottoposta. Ora starà ad AGCom, quella stessa Autorità che proprio ieri ha approvato le tariffe di terminazione verso rete mobile (ne abbiamo parlato qui e qui ) senza nemmeno tentare di sembrare di volerle avvicinare ai costi reali di rete, tirare le somme e valutare se rigettare od accogliere gli impegni.

Noi osserviamo e attendiamo fiduciosi, e perdonatemi l’ennesima scivolata ironica.

Capitano Nemo
Morse.it

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
9 ott 2008
Link copiato negli appunti