Il disegno di legge presentato dai senatori Vincenzo Vita e Luigi Vimercati giunge alla prima tappa del suo percorso: la sua bozza definitiva verrà presentata oggi al pubblico alla Camera dei Deputati, nel corso di una conferenza che sarà anche l’occasione per riunire molti addetti ai lavori per tentare di fare il punto su come il testo si è evoluto e come si dovrà evolvere. Dopo una replica il 22 a Milano, inizierà il percorso parlamentare : l’auspicio dei suoi firmatari è riuscire a trasformare decine di pagine di proposte in una autentica realtà.
Anche aprendosi al dialogo con la maggioranza sui temi su cui si possa addivenire ad un compromesso accettabile: “Gli interventi di questo tipo e di questa portata a volte possono essere anche elaborati in corsa – chiarisce il senatore Vita a Punto Informatico – Se il Governo ci chiedesse un passaggio intermedio per raggiungere gli obiettivi proposti dal nostro DDL accetteremmo di discuterne. Ma occorre dare un indirizzo vero al dibattito parlamentare: non abbiamo intenzione di fare una proposta di legge manifesto, per quello bastava un documento in dieci punti”. Questo testo, puntualizza, “ha la velleità di essere approvato”.
“Questo testo va letto in controluce come una vera proposta alternativa di governo – spiega Vita – Un’alternativa alla linea antica e autoritaria che ritiene che quando un fenomeno nuovo risulta non controllabile sia meglio censurarlo”. Secondo il rappresentate del Partito Democratico, l’obiettivo deve essere quello di creare un’alternativa ad altre proposte venute dalla maggioranza : contrapporre una visione consapevole della Rete ad una più rigida e ideologica.
Si pensi ad esempio al principio di neutralità delle reti: “Si tratta di un concetto recente – spiega Vita – di acquisizione contemporanea rispetto al dibattito: ciò di cui si discute in questo segmento è molto diverso da molti anni fa, e questa è senz’altro una chiave di lettura importante. Basti pensare a quando, a cavallo del 2000 in pieno boom delle telecomunicazioni di stampo classico, si parlava semplicemente di interoperabilità delle reti con un’accesa polemica tra gli operatori”.
Oggi, questa la tesi sostenuta da Vita, siamo di fronte ad uno scenario completamente diverso: non si tratta più di un fenomeno marginale, la Rete è divenuta elemento fondante della società e va di conseguenza presa in esame come un tassello importante del dibattito anche politico. “Oggi siamo nella post-modernità, la Rete è sostanzialmente parte dell’organizzazione della società: qualche anno fa sembrava solo un concetto tecnologico, oggi è l’incarnazione del postfordismo sotto tutti i punti di vista”.
Anche per questo, uno dei punti cardine del DDL che viene presentato oggi è l’alfabetizzazione digitale: e nelle intenzioni di chi ha redatto il testo si intende uno sforzo volto a cancellare il divario complessivo che separa il grosso della popolazione italiana dalla tecnologia . “La formazione deve essere per tutti – prosegue Vita – Partiamo da un presupposto: il digital divide, che pure forse è una definizione ormai antica , esiste nella realtà in forme evidenti. E le tendenze recenti mostrano un allargamento del divario: si creano due picchi che si allontanano, uno formato da quelli che sanno e sanno sempre un po’ di più, e l’altro fatto da chi è fuori e resta fuori”.
Uno stato civile, secondo Vita, deve provvedere a coinvolgere tutta la popolazione nel progresso rappresentato dalla Rete: un problema non da poco, ma che secondo il senatore può essere affrontato con successo. “Pensiamo a come è avvenuta l’alfabetizzazione di massa nel nostro Paese: non esistevano processi da seguire precostituiti, gli educatori hanno semplicemente cercato il modo migliore per raggiungere l’obiettivo”: per il senatore occorre instaurare un “meccanismo virtuoso”, chiarire ai giovani che il loro futuro transita necessariamente dalla tecnologia e a quel punto partendo dalla scuola pubblica tutti saranno coinvolti.
“Come tutti hanno voluto il cellulare, vero elemento di inclusione sociale, allo stesso modo dobbiamo far sì che anche la navigazione intelligente di Internet diventi uno status symbol”. Vita lo definisce un “nuovo linguaggio” da imparare, e la scelta di includere esplicitamente questo obiettivo nel DDL sarebbe la dimostrazione e la conferma che quella firmata da lui e dal senatore Vimercati non vuole essere una legge manifesto : “Lo ribadisco, questo testo ha l’ambizione di voler essere approvato: anche sfidando la maggioranza, invitandola a dimostrare il suo interesse a ragionare su un concreto percorso di modernità aldilà dei proclami censori”.
E ad ulteriore dimostrazione di un reale interesse a costruire un DDL realistico, continua il senatore, ampi stralci del testo riportano stime sul costo economico di queste iniziative: tra banda larga, sostegno del software libero, riduzione del digital divide, questo progetto potrebbe costare la bellezza di 300 milioni di euro l’anno per tre anni, per un totale di oltre 900 milioni da recuperare attraverso un aumento delle imposte su alcolici e tabacchi. “È un testo da cultura di governo – ribadisce Vita – che si pone come obiettivo un grande processo di innovazione e di vera modernizzazione della società: il free software come scelta di linguaggio, nuovo alfabeto per tutti”.
Le cifre in ballo, garantisce Vita a Punto Informatico , sono il risultato di un confronto con gli addetti ai lavori e qualche sondaggio tra le entità economiche coinvolte: i tempi indicati, ad esempio 10 mesi per avviare un programma per la diffusione della banda larga nelle zone digital divise , sono altrettanto realistici e sono frutto di numerose conversazioni con i depositari delle informazioni necessarie a prendere questo tipo di decisioni. E a proposito del perché lo Stato dovrebbe farsi carico di finanziare lo sviluppo del software libero, il senatore Vita ribadisce che “Non è solo la solita questione di Linux contro Microsoft: se davvero il software è l’alfabeto del nuovo millennio deve essere aperto. Cosa accadrebbe se l’alfabeto italiano fosse coperto da royalty?”.
Per questo nel testo ci sono chiari riferimenti a piani di innovazione e formazione per la pubblica amministrazione e per il cittadino, così da allargare la fetta della popolazione in grado di utilizzare la tecnologia e al contempo aumentare la trasparenza dello Stato . Trasparenza che è anche il motto che ha contraddistinto la stesura e la raffinazione di questo DDL: “Io e il mio collega Vimercati – spiega il senatore Vita – ci siamo buttati in questa avventura mesi addietro assieme ad un gruppo di giovani giuristi preparati: abbiamo fatto la scelta di mettere in Rete il testo prima di depositarlo, e stiamo raccogliendo numerose osservazioni sia positive che critiche”.
A tutte, promette, verrà dato uguale spazio e di tutte le osservazioni verrà dato conto nel testo finale: “Le riprenderemo tutte o quasi al termine di questa fase istruttiva – conferma a Punto Informatico – Il testo comunque resterà sempre modificabile: ma questa forma di consultazione in tempo reale è davvero importante, anche per consentire di far arrivare in aula e in commissione un testo già accurato e ampiamente argomentato”. Coinvolgendo addetti ai lavori e cittadini, il progetto può acquisire il sostegno di una vasta platea di soggetti interessati: “Se diventa un fatto culturale oltre che politico – conclude il senatore – allora può divenire davvero un’alternativa ad una logica unicamente autoritaria e repressiva”.
a cura di Luca Annunziata