Quando l’anno prossimo verranno accesi i primi 672 cabinet del supercomputer modulare K, il Tianhe-1A cinese inizierà a sudare. Il Giappone tornerà infatti a primeggiare in campo tecnologico con un gigantesco Godzilla di silicio in grado di masticare 8,16 petaflop .
L’installazione realizzata da Fujitsu per un istituto nipponico dovrebbe riportare il paese del Sol Levante in vetta alla classifica dei supercomputer, utilizzando 68.544 processori SPARC64 VIIIfx a otto core. Quando sarà completato il sistema arriverà ad integrare più di 80.000 CPU in un totale di 800 cabinet. Lo scopo ultimo dei ricercatori è quello di arrivare a 10 petaflops.
In realtà, dopo aver subito lo “smacco” del supercomputer cinese Tianhe-1A, anche IBM si sta preparando per un ritorno in grande stile con i sistemi Blue Waters, Sequoia e Mira. Cervelloni elettronici basati su architettura Blue Gene/Q , che sembrano capaci di performance altrettanto fantascientifiche.
I paesi asiatici si sono indubbiamente fatti notare in ambito supercomputer, ma gli Stati Uniti ancora detengono la maggioranza dei posti in classifica. Per scoprire come si evolverà il panorama basterà infatti tenere sott’occhio la nota Top 500 che si occupa di riunire e giudicare tutti i progetti di questo tipo. Come noto, la potenza computazionale di questi mostri raffreddati a liquido viene messa al servizio di applicazioni scientifiche e industriali.
Roberto Pulito