Roma – La preistoria del Web si sta finalmente concludendo e sta cominciando una era nuova. Negli ultimi giorni, alla notizia del lancio sul mercato italiano di un rivoluzionario frigorifero Web di Samsung , in numerose mailing list e negli ambienti informatici le battute si sono sprecate. Qualcuno teme che il mouse possa mangiarsi gli avanzi di groviera nello scomparto dei formaggi, altri temono di doversi guadagnare il pasto giorno per giorno, litigando con una dolce metà che non cucina perché ipnotizzata dallo schermo del frigo su cui “gira” l’immancabile Beautiful (i cui protagonisti, non c’è dubbio, sembreranno sempre più congelati nel tempo).
Resta invece da chiedersi come mai altrettanta ilarità non susciti ad esempio il WAP . Sembra molto naturale e persino trendy leggere la propria posta o consultare titoli azionari dal micromonitor del telefonino (!).
Quello che Samsung ha introdotto in Italia, e giustamente descrive come il più evoluto frigorifero del mondo, contiene invece un vero e proprio computer, con un monitor di 15 pollici disponibile anche per la visione di Tv e filmati.
Recita il comunicato stampa: “Addio libri di ricette, addio foglietti volanti appesi sulla porta del frigorifero”. Nonostante tutto continua a sembrarci una stramberia collegare il frigorifero ad internet o permettere alla lavatrice, come promette Merloni , di aggiornare i propri programmi collegandosi alla casa madre (con grande soddisfazione dei capi delicati).
Il motivo della difficile accettazione è complesso ma cercherò di riassumerlo per amore di sintesi. Innanzitutto non bisogna mai dimenticare che internet, al di fuori dei vari significati culturali e politici che ci si stanno infilando dentro a forza, è soltanto una rete che collega macchine. Macchine come i computer (non dimentichiamo che la Apple negli anni 80 parlava giustamente del computer domestico come di un elettrodomestico evoluto, ma pur sempre un elettrodomestico) o macchine come la lavatrice, il frigorifero, la televisione ed il telefono.
Samsung, Ariston , la stessa Olivetti e le numerose aziende che stanno sfornando elettrodomestici hi-tech, si stanno quindi muovendo nella giusta direzione, restituendo finalmente agli utenti, ai consumatori, ai pantofolai l’uso della tecnologia in casa nel modo più semplicemente fruibile.
La rete internet è un “pezzo di tecnologia” importante che finalmente torna a casa, ad uso e consumo quotidiano. Poco importa se sta sulla porta del frigorifero o nascosta dentro il cervello elettronico della lavastoviglie. L’importante è che lentamente anche i computer stessi ridiventino finalmente solo dei comodi elettrodomestici come tutti gli altri , collegati alla stessa rete di macchine, e si tolgano quell’aura un po ‘ antipatica di “macchine elette” .
Ancora una volta a complicare la semplicità delle cose ci si mettono i media tradizionali e qualche campagna pubblicitaria di successo, che propinano slogan come “dentro internet ti ci perdi se non hai una buona guida” o “per navigare va bene tutto ma per entrare in internet ti serve questo processore”. L’unico risultato ottenuto, negativo, è quello di creare dei nuovi falsi miti (il computer veloce a tutti i costi, costi quel che costi). Fortunatamente pare che la velocità del progresso tecnologico stia gettando le fondamenta di un nuovo approccio alla Rete.
Negli anni ’70, venivano lanciati slogan che proponevano, nella crociata anticlericale del mattone, “più case meno chiese”; nel 2000 si potrebbe cambiare in “più frigoriferi, meno computer”.
Non è dunque il frigorifero ad assomigliare sempre più ad un computer… ma è il computer che, grazie alla tecnodemocrazia digitale che mette tutte le macchine sullo stesso piano, smette di assomigliare al cugino intelligente del frigorifero.
Per renderli di pari intelligenza, dunque, basta farli parlare tra di loro.