La rivoluzione è un supercomputer

La rivoluzione è un supercomputer

Un potente sistema informatico sarebbe in grado di prevedere le rivolte contro governi oppressivi partendo dall'analisi del materiale informativo prodotto dagli organi di stampa
Un potente sistema informatico sarebbe in grado di prevedere le rivolte contro governi oppressivi partendo dall'analisi del materiale informativo prodotto dagli organi di stampa

Un supercomputer capace di “unire i puntini” e prevedere in anticipo le rivoluzioni contro i dittatori e i potenti: la macchina, chiamata “Nautilus” dai ricercatori statunitensi che l’hanno programmata, è in grado di mettere la sua potenza a disposizione di una funzionalità quasi divinatoria la cui utilità potrebbe far comodo alla futura politica statunitense e non solo.

Nautilus è basato su un supercomputer SGI Altix dotato di 1.024 processori Intel (microcodice Nehalem), con una potenza computazionale complessiva di 8,2 TERAFLOPS. Alla base della sua capacità da aruspice c’è il software per l’analisi di notizie e blocchi di informazione raccolti dai ricercatori e immessi nel sistema.

Il supercomputer è infatti programmato per scavare tra milioni di notizie alla ricerca di due parametri particolari: il “tono” della notizia – positivo o negativo – e la geolocalizzazione degli eventi trattati. Il risultato dell’analisi è un grafico che indica – in anticipo sui tempi – la prossima caduta di un dittatore o l’esplosione di una rivolta come quelle che in questi mesi coinvolgono i paesi dell’Africa settentrionale.

Un altro supercomputer fa poi notizia non tanto per le sue capacità divinatorie, quanto per la sua abilità nell’analisi linguista dell’inglese colloquiale: Watson, il supercomputer di IBM che ha vinto Jeopardy! , ha ottenuto il suo primo “impiego” in campo medico per la gestione di casi clinici complessi – proprio il campo applicativo che Big Blue aveva indicato come ideale per le qualità del suo prodigio di bit e silicio.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
13 set 2011
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