La robopillola transformer è realtà

La robopillola transformer è realtà

Non si tratta di ingerire più parti di un razzo vettore, ma di unire tra loro gli sforzi di più congegni. Che si collegano tra loro, collaborano, riprendono, analizzano e scrutano
Non si tratta di ingerire più parti di un razzo vettore, ma di unire tra loro gli sforzi di più congegni. Che si collegano tra loro, collaborano, riprendono, analizzano e scrutano

L’attività dei ricercatori sul perfezionamento e la sinergia nelle pillole ingeribili non si ferma: l’ultimo progetto, risultato dell’unione degli sforzi di più paesi, darà luce ad una sorta di pillola-serpente . Ogni suo “stadio” avrà un compito specifico e specializzato : uno eseguirà riprese, un altro fornirà energia, un altro ancora eseguirà biopsie ed analisi, e via discorrendo.

L’idea viene da Italia , Francia, Svizzera e Spagna: riunite sotto l’egida dell’ ARES ( Assembling Reconfigurable Endoluminal Surgical system ), stanno mettendo a punto un metodo per connettere a volontà le diverse robopillole tra loro: lo faranno attraverso la forza magnetica .

“Invece di avere una singola capsula, proponiamo un approccio modulare dove ogni elemento ha diverse funzionalità”, racconta Zoltan Nagy, ricercatore dell’Istituto Federale Svizzero di Tecnologia (ETH) e membro del progetto ARES. “Prima di poter parlare di micro-automi così complessi nello stomaco, dovevamo risolvere un problema fondamentale: quello dell’ autoassemblaggio . E sembra che in questo modo ci si riesca bene”, spiega il luminare.

Il gruppo ha deciso di impiegare dei magneti in quanto non occorre alcuna energia addizionale per ottenere il legame tra i “pezzi”. Nel ricercare il miglior design , gli scienziati si sono serviti di uno stomaco in plastica (vedi figura). Hanno svolto 50 diversi test con 12 combinazioni diverse di assemblaggio dei “moduli”, con diversi tipi di magneti e rispettivi posizionamenti, arrivando ad una affidabilità di tenuta del 90 per cento .

Secondo Metin Sitti, scienziato impegnato presso la Carnegie Mellon University con le pillole che si aggrappano ai tessuti , la tecnica evita l’aumento del volume delle robopillole all’aumentare delle funzionalità. Ed anche sotto il profilo medico la novità incontra il favore degli esperti: “Cose come queste, ingeribili, auto-assemblanti e controllate a distanza sarebbero un grande passo avanti”, dice Joseph Murray, gastroenterologo della Mayo Clinic, il cui unico timore è costituito dai magneti, sulla cui sicurezza è convinto occorra ancora lavorare.

Il gruppo di studio presenterà questa settimana in Francia i dettagli del progetto sui moduli auto-assemblanti, presso la Conferenza Internazionale sui Sistemi e Robot Intelligenti .

Marco Valerio Principato

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Pubblicato il
23 set 2008
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