Il Presidente russo Vladimir V. Putin ha firmato una nuova legge che obbligherà i blogger a registrarsi e che li vedrà trattati al pari delle testate giornalistiche.
Come la Cina, la Turchia e gli altri paesi autoritari che tengono strettamente le redini dei media tradizioni, la Russia è preoccupata dalla libertà di espressione e dalla velocità e pervasività della comunicazione offerta da Internet, e sta cercando il modo di vigilare a livello nazionale su una rete che si estende globalmente. Se i regimi dei Paesi arabi hanno imparato a loro spese il potere che un social media, come per esempio Twitter, può avere quando il focolaio della rivolta è pronto ad essere acceso, prima il Pakistan ed il Venezuela e da ultimo la Turchia, con i blocchi del tecnofringuello e di YouTube per fermare l’informazione sulla corruzione del governo di Recep Tayyip Erdogan, stanno cercando di mettere il guinzaglio a chi scrive e comunica attraverso Internet entro i propri confini.
Ora, dunque, è di nuovo il turno della Russia, già sotto i riflettori per la situazione ucraina: dopo le minacce di Putin e la proposta di legge per istituire una vera e propria black list dei siti indesiderati e/o pericolosi, il Governo di Mosca è passato all’azione approvando la nuova normativa, già ribattezzata “Legge sui blog”, che considererà al pari di un giornale qualsiasi sito con più di 3mila visitatori giornalieri .
In questo modo gli autori non solo saranno considerati responsabili per quello che scrivono e per i contenuti che ospitano al pari del direttore di un giornale , ma dovranno altresì registrarsi, rinunciando così all’anonimato garantito dalle operazioni online .
La normativa, inoltre, genera obblighi nei confronti degli ISP: questi dovranno mantenere archivio del materiale pubblicato su siti, social network, motori di ricerca e forum negli ultimi sei mesi in server localizzati in Russia .
Claudio Tamburrino