Il Ministero dell’Interno russo ha offerto quasi 4 milioni di rubli (circa 83.000 euro) a chiunque sia in grado di fornire un metodo per decodificare i dati veicolati dal network anonimizzatore di TOR, un’iniziativa che sembra abbia a che fare più con le politiche anti-crimine che con la persecuzione dei dissidenti anti-Putin.
Le autorità russe non hanno mai visto di buon occhio la tecnologia di TOR, al punto da chiedere la messa al bando del network nel paese. Nel paese di “zar” Putin è facile quindi ipotizzare che nuove iniziative in tal senso abbiano a che fare con la repressione del dissenso.
In realtà l’offerta milionaria del governo sembra essere animata da tutt’altra esigenza, spiega il Partito Pirata russo , con le autorità interessate a perseguire crimini sotterranei di Internet come la pedopornografia. Già il fatto che la richiesta arrivi pubblicamente dal Ministero dell’Interno e non dai servizi segreti sarebbe sufficiente a escludere altre ipotesi.
Sia come sia TOR è sempre al centro della scena quando si parla di crack o anche di bug, con gli sviluppatori del software che dicono di essere al lavoro per correggere la vulnerabilità che avrebbe dovuto essere resa pubblica in occasione di uno speech Black Hat poi ritirato . Il bug è sfruttato in maniera intelligente ma “non è la fine del mondo” per la sicurezza del network a cipolla, spiegano i programmatori.
Alfonso Maruccia