Los Angeles (USA) – “Fino a questo momento nessuna delle tecnologie proposte è stata superata nel concorso e fino a quando la valutazione degli esperti sarà in corso, nessuna conclusione sul successo o fallimento della sfida può essere tratta”: così Leonardo Chiariglione, boss della Secure Digital Music Initiative ( SDMI ), ha negato ieri quanto si è saputo nei giorni scorsi, cioè che il concorso HackSDMI ha portato al cracking di tutte le tecnologie proposte da SDMI.
Chiariglione ha dovuto fare fronte alle numerose notizie apparse dopo la chiusura del challenge HackSDMI, con quale la SDMI ha “sfidato” gli hackers a violare le tecnologie di sicurezza poste sulla musica digitale per proteggere il diritto d’autore. Quando si è saputo che tutte le protezioni erano state superate e che la SDMI non aveva preventivato questa possibilità, in molti hanno parlato di possibile chiusura della SDMI stessa, visto il fallimento dei sistemi sviluppati fino a questo momento, una volta messi duramente alla prova.
Il boss della SDMI nelle scorse ore ha invece insisito nel sostenere che fino a questo momento non si possono trarre conclusioni sull’esito del challenge e ha sottolineato che sono 447 i partecipanti ad HackSDMI ad aver presentato all’associazione industriale la propria “via” al cracking di quei codici. “In questo momento – ha detto Chiariglione – quella documentazione viene esaminata per verificare se qualcuno abbia o meno attaccato con successo una o tutte e sei le tecnologie SDMI presentate al concorso”.
La valutazione riguarderà vari aspetti del cracking, a partire dalla possibilità di replicare i risultati ottenuti e se la musica ottenuta dopo la violazione sia o meno della stessa qualità della musica “protetta”. Per ogni codice craccato, gli autori dei “cracking vincenti” riceveranno 10mila dollari.