Il nuovo assetto del mercato italiano della telefonia, e più in generale delle telecomunicazioni, deve passare per il tanto invocato scorporo della rete di cui oggi è titolare Telecom Italia . Il concetto viene ribadito da Assoprovider , che promuove una separazione che non sia solamente funzionale, ma strutturale.
L’associazione ritiene che “una vera separazione funzionale e ancor meglio strutturale della rete, per non essere una farsa né l’ennesimo regalo alle oligarchie economiche, debba riguardare soprattutto le strutture logistiche di supporto (cavidotti, sistemazioni per antenne, edifici per apparati di commutazione, etc.) e debba essere accompagnata dalla creazione di un “catasto pubblico” delle risorse di telecomunicazione che consenta l’accesso a tali strutture a condizioni non discriminatorie”.
Sottolineando che “più del 70% del costo di una infrastruttura di comunicazione è costituto dalle strutture logistiche di supporto”, Assoprovider osserva che tali strutture non possono fare a meno di utilizzare suolo pubblico, “o devono essere agevolate da una legislazione che limiti la sovranità della proprietà privata nel caso essa debba essere attraversata da queste infrastrutture”. E questo perché si tratta di ” beni collettivi , nel senso più profondo del termine, ed è nel pieno diritto della collettività e del libero mercato pretendere che i prodotti/servizi che ne fanno uso possano godere del massimo grado di concorrenza possibile, e di conseguenza, che su di essi sia consentito, a qualunque cittadino che voglia esercitare il suo diritto, di intraprendere l’accesso a condizioni non discriminatorie”.
L’associazione spiega di aver visto favorevolmente, lo scorso anno, la separazione prospettata dal famoso Piano Rovati , che tanto clamore suscitò per il presunto coinvolgimento del primo governo Prodi nel progetto di riassetto organizzativo di Telecom Italia. Con altrettanto favore ripone fiducia nell’iniziativa della Commissione Europea “che incita le singole Autorità Regolatorie Nazionali ad operare per una separazione funzionale (strutturale) degli operatori Incumbent”.
“La creazione di (infra)strutture di comunicazione non ha nessuna necessità, contrariamente a quanto alcuni soggetti vogliono far credere, di una regia centralizzata (nelle mani di una cerchia ristretta e selezionata di soggetti) né di un piano faraonico e centralizzato di investimenti, e questa non è una teoria che necessita di una dimostrazione ma è una evidenza già sotto gli occhi di tutti” considera Assoprovider, sottolineando – in un parallelo di carattere globale – che “Internet si è sviluppata incessantemente per decenni senza interruzione in totale assenza di una regia centrale ed all’insaputa degli Incumbent, perché la regia della sua evoluzione è scritta nelle sue regole (RFC) e l’unico elemento per la sua evoluzione che necessita di una struttura gerarchica è il registro dello spazio di indirizzamento (RIR)”.
“In pochi mesi – aggiunge – la liberalizzazione dell’uso del WiFi ha portato alla rinascita di centinaia di piccoli operatori ed alla copertura di centinaia di migliaia di cittadini trascurati dalla potenziale regia centralizzata, pertanto anche la pretesa necessità di investimenti faraonici per la NGN (Next Generation Network) e la conseguente contropartita delle mani libere per gli operatori Incumbent che la attuano, va attentamente considerata, ma soprattutto solo dopo aver rimosso tutte le barriere artificiose che impediscono il diffondersi sul nostro territorio di una sana competizione”.
“L’unica regia pubblica che andrebbe subito attuata senza indugi – conclude l’associazione – è quella che consenta a tutti i cittadini di conoscere la disponibilità di tali risorse e che garantisca l’accesso non discriminatorio alle medesime”.
Dario Bonacina