Londra – Può la misurazione istantanea della densità ossea dei passeggeri di un’automobile aumentare la sicurezza di viaggio? Ne sono certi gli scienziati che stanno realizzando un avanzatissimo sistema di sicurezza , un team del Cranfield Institute for Safety, Risk and Reliability , istituzione scientifica britannica.
Grazie ai finanziamenti del gruppo Nissan , i ricercatori hanno potuto creare uno speciale sensore ad ultrasuoni che promette di salvare numerose vite. Come? Misurando appunto la densità ossea dei passeggeri.
Inserendo un dito all’interno dell’apparecchio, airbag e cinture vengono regolate automaticamente e su misura, in modo da essere meno pericolose possibili nei confronti delle persone a bordo. Infatti i famosi “palloni salvavita”, nonostante riducano i danni fatali causati da un incidente, diventano a volte delle terribili armi improprie: un’esplosione troppo forte dell’airbag, unita ad una tensione eccessiva nelle cinture di sicurezza, può essere mortale . Specialmente se il malcapitato è un anziano oppure un bambino.
Ed è qui che interviene l’innovazione Nissan: ad ogni accensione dell’automobile, la stazza dei passeggeri verrà misurata dalla macchina. In base ai risultati del checkup, la centralina elettronica imposterà i valori che gestiscono cinture ed airbag. Il funzionamento è semplice ed intuitivo: lo scanner “spara” onde sonore attraverso le dita dei passeggeri e raccoglie il tempo di risposta, determinando la struttura ossea della persona analizzata.
Questo supporto “intelligente” per la sicurezza automobilistica è appena uscito da approfonditi test di laboratorio. Secondo i risultati delle ricerche, l’uso del dispositivo diminuisce del 20% le probabilità di gravi lesioni in caso d’incidente.
Ma la nuova tecnologia dovrà affrontare un lungo percorso prima di approdare nei cataloghi degli autosaloni: il team di ricerca dell’Università di Cranfeld deve ancora ottimizzare il consumo elettrico del sistema e sperimentarlo in situ , a bordo delle vetture. Inoltre rimane un grande problema, tuttora irrisolto: “Il sistema dovrà essere utilizzato ad ogni accensione del motore”, ricorda il direttore della ricerca, Roger Hardy. Un dato che lascia poco spazio all’immaginazione: in un paese indisciplinato come l’Italia, dove spesso ci si dimentica addirittura di allacciare le cinture, lo scanner salvavita avrà non pochi problemi di diffusione.
Tommaso Lombardi