La sicurezza online è una nuova materia di insegnamento nelle classi della Virginia: i ragazzi vengono istruiti riguardo ai pericoli che corrono in rete, vengono addestrati all’autodifesa sul Web. A disporre che la materia entri a far parte dei curricula dei ragazzi fra gli 11 e i 16 anni, è il Ministero dell’Istruzione locale: i corsi sono attivi, alcuni ragazzi sono attenti, alcune famiglie sono felici di delegare alle agenzie educative un compito che sono restie ad assumersi o che non sono in grado di svolgere.
A presiedere la lezione , Gene Fishel, assistente del procuratore generale della Virginia: sullo schermo alle sue spalle viene mostrato il profilo che una quindicenne ha creato su uno degli innumerevoli servizi di social networking che scatenano le preoccupazioni di genitori e le proposte dei politici. La sedicente giovane, hotlilflgirl , racconta di sé, spiega di voler ampliare le proprie conoscenze. Ma alle immagini zuccherose del profilo si sostituisce il volto del 31enne che si cela dietro al profilo, la fotosegnaletica di un uomo condannato a scontare 45 anni di carcere per aver abusato di 11 giovani che ha irretito online.
Fra la platea degli studenti c’è chi si guarda attorno indifferente, c’è chi ascolta attonito, c’è chi trova conferma alle raccomandazioni instillate dalla propria famiglia. Si parla dei rischi di intrattenere relazioni con degli sconosciuti, si parla del pericolo di condividere online informazioni personali e permanenti , si tenta di responsabilizzare i ragazzi sopperendo al ruolo educativo che le famiglie dovrebbero fornire loro, ma che, per scarsa dimestichezza con il mezzo o per scarsa dimestichezza con la comunicazione familiare, non somministrano ai pargoli di casa.
Dove non arrivano le famiglie, arriva lo stato : la Virginia, spiega Judi Westberg Warren dell’organizzazione non profit Web Wise Kids , è il primo stato a rendere obbligatorie le lezioni di educazione alla sicurezza online, ma i corsi si svolgono anche nelle scuole di Texas e Illinois , raccomandati dalle istituzioni statali che forniscono delle linee guida per affrontare l’argomento con i giovani di diverse fasce d’età. Sono inoltre numerosi i governi che stanno valutando l’introduzione di analoghi provvedimenti, spinti dalla crescente apprensione dei genitori nei confronti di dati e vicende a cui i media fanno da cassa di risonanza.
Sono il 13 per cento i giovani netizen tra i 10 e i 17 anni che, nel 2006, sono stati provocati con proposte a sfondo sessuale, avverte il National Center for Missing and Exploited Children . Al 34 per cento di loro sono state mostrate immagini pornografiche, al 4 per cento di loro sono state chieste immagini che li ritraessero in atteggiamenti espliciti: molti dei ragazzi si dimostrano indifferenti , ma sono altrettanti coloro che confessano di essere venuti a contatto con stimoli a cui non erano preparati a saper rispondere.
Per questo motivo l’azione informativa in Virginia è pressante : non si rivolge ai soli studenti con una strategia di educazione coatta, ma si coinvolgono le stesse famiglie per educarle ad una vigilanza responsabile dei propri figli. Si parla loro di filtri e di tecnologie di parental control , si incoraggiano i genitori a non abbandonare i ragazzi davanti allo schermo, li si invita a stabilire con i ragazzi un dialogo che li educhi a schivare i pericoli che gli si parano di fronte, dentro e fuori dallo schermo.
Gaia Bottà
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