Quello del 2013 un inizio d’anno insolito per Apple: abituati agli annunci e alle novità dell’ultimo triennio (novità che hanno riguardato principalmente iPad) tre mesi di silenzio lasciano intendere che a Cupertino si stanno preparando a qualcosa che richiede più tempo o più attenzioni. Una strategia forse mirata a dimostrare che Apple è ancora capace di innovare.
Visto che di Steve Jobs ce n’è stato uno solo, e che difficilmente qualcuno riuscirebbe ad ottenere alla sua maniera quei risultati che lui solo riusciva a raggiungere, a fine ottobre 2012 Apple ha rivoluzionato i vertici aziendali, cacciando Scott Forstall e mettendo Jonathan Ive e Craig Federighi alla guida dello sviluppo di iOS e OS X: il primo sotto il profilo dell’interfaccia utente, il secondo a seguire gli aspetti più tecnici.
Ive, che di fatto si propone come la nuova guida, ha cambiato l’approccio al processo di sviluppo dei nuovi prodotti: tolti i muri di segretezza che servivano a Jobs per proseguire dritto per la propria strada senza troppe interferenze esterne (via provata con scarsi risultati da Fortstall su iOS) Ive coinvolge tutte le parti interessate, sia a livello hardware che software, in frequenti riunioni volte a far convergere le idee. Forse è anche per questo che i tempi si stanno dilatando; o forse perché, in virtù di questo nuovo schema di sviluppo, il primo passo verso una nuova generazione di sistemi si prevede denso di novità, nonostante da più parti si legga che in Apple non c’è nessuna fretta di stravolgere lo stato delle cose. I cambiamenti saranno lineari e progressivi, soprattutto per quanto riguarda convergenza di funzionalità tra iOS e OS X, e questo potrebbe anche spiegare la mancanza di qualsiasi notizia riguardo la prossima release del sistema operativo desktop di Cupertino.
Ad ogni modo, che si parli di OS X o di iOS, a Ive lo scheumorfismo non va molto a genio: preferisce linee più semplici e un design di tipo “flat”, cosa ben evidente dal suo lavoro sulle linee dell’hardware. Il recente aggiornamento dell’applicazione Podcast per iOS mette già in luce quella che potrebbe una rivisitazione estetica e funzionale del sistema, o quantomeno di tutte le app marchiate Apple: abbandono dello scheumorfismo dove inutilmente eccessivo, e più spazio alla praticità.
Estetica a parte, c’è però un altro aggiornamento recente che mette in luce un possibile cambio radicale nell’architettura di iOS: con l’ultimo aggiornamento di Garageband Apple ha introdotto la possibilità di riprodurre e registrare musica direttamente da tutte le app compatibili con Audiobus , introducendo un nuovo (per iOS) concetto di condivisione dei documenti tra le app. Caso isolato o primo segnale di un cambiamento più volte auspicato ?
Nel caso in cui iOS cambi davvero la modalità di condivisione dei documenti, la speranza è che questa apertura si ripercuota anche su iCloud: nonostante il servizio di Apple sia tra i più usati , gli attuali limiti derivanti dal fatto che l’archiviazione dei documenti è orientata alle applicazioni (e non alla tipologia di documento) lo rendono poco flessibile per un reale utilizzo a 360 gradi nella gestione online dei propri file. Tornando a parlare della strategia del silenzio di Cupertino, l’esempio più eclatante di come si possa far parlare di sé senza dire nulla lo riscopriamo con l’ iWatch : senza alcuna dichiarazione ufficiale, è bastato che qualcuno accennasse al fatto che in Apple si sta lavorando all’iWatch per scatenare la rincorsa di dichiarazioni di tutti i contendenti. Samsung , Google , e LG hanno tenuto a far sapere che anche loro stanno lavorando già da tempo su un progetto del genere, forse preoccupati di arrivare secondi e di essere “accusati” di copiare le idee degli altri.
In realtà, come ho già avuto modo di accennare , altre aziende hanno già a listino dei prodotto simili (per esempio il GD910 di LG), ma per la prossima generazione di smartwatch ci si aspetta un approccio completamente differente, un po’ com’è già successo con i tablet. Ammesso e non concesso che sia davvero questo il prossimo oggetto della contesa: prima che si arrivi davvero ad un orologio marchiato Apple servirà un aggiornamento di sistema che permetta di interagire in modo ottimale con esso, e quindi se ne parlerebbe non prima dell’arrivo di iOS 7, se non addirittura nel 2014.
Al di là di questo, personalmente non sottovaluterei l’ ipotesi secondo cui lo smartwatch di Cupertino serva solo a confondere le idee delle concorrenza, distogliendo l’attenzione da quelli che saranno le reali novità in uscita nei prossimi mesi, compresa la possibilità che “iWatch” si riferisca al televisore della mela: a tal proposito ricordiamo che Apple non sarebbe nuova a stratagemmi di questo tipo.
Chiacchiere o non chiacchiere, questa lunga attesa quali nuovi prodotti Apple dovrebbe portare? Volenti o nolenti gran parte del successo di Apple deriva da iPad e iPhone, quindi le mosse più attese sono quelle che arriveranno dai nuovi dispositivi iOS anche perché, a dispetto di chi vorrebbe Apple in difficoltà per l’assenza di Jobs (o di chi vedeva iPhone 5 contro la natura del suo inventore) pare che l’infuenza del Steve sarà presente ancora nei prossimi due modelli del melafonino (e presumibilmente anche in altri prodotti di prossima uscita). Oltre all’iPhone 5S (o iPhone 6, nel caso in cui Apple decidesse di cambiare la filosofia di numerazione) occorre far rientrare nei giochi anche il fantomatico iPhone low-cost . Se è vero che le prossime generazioni di melafonini sono già in produzione , la data del lancio potrebbe essere non molto in là nel tempo, magari nel corso della WWDC (come accadeva fino ad un paio di anni fa) o in un altro evento organizzato ad-hoc .
Per iPad invece, dopo il lancio del mini di pochi mesi fa , e il contestuale ma tanto discusso aggiornamento dell’iPad Retina, pensare che già in questi primi mesi dell’anno sarebbero arrivati dei nuovi tablet era sicuramente azzardato: molto più probabile che l’attuale strategia di Apple punti ad aggiornare gli iPad in autunno , momento propizio per la corsa alle strenne natalizie e ancora in tempo per sfruttare la scia del rientro in classe degli studenti.
Premesso questo, dobbiamo aspettarci altri due mesi di silenzio fino alla prossima WWDC? Anche se la maggior parte del fatturato arriva dal mondo iOS, non dobbiamo dimenticarci che Apple realizza anche i Mac. Oltre ai prevedibili aggiornamenti che caratterizzeranno un po’ tutte le linee, col possibile passaggio al display Retina anche sui MacBook Air, e la possibile dismissione dei MacBook Pro “classici” (che lascerebbe spazio ai soli modelli con SSD e display ad alta definizione), bisogna ricordare che dall’inizio di marzo la vendita dei Mac Pro in Europa è stata sospesa per via del mancato adeguamento della macchina alle nuove normative inerenti l’assemblaggio di alcuni componenti interni.
La volontà di Apple di non adeguare le proprie linee di assemblaggio, unite alle dichiarazioni della scorsa estate che volevano Apple intenzionata a non abbandonare, ma bensì a rinnovare la linea di macchine “professionali”, dovrebbero lasciare intendere che sia in arrivo un nuovo Mac Pro. Già un paio di anni fa , contestualmente all’abbandono degli Xserve, si era parlato della reingegnerizzazione del Mac Pro con una soluzione potenzialmente in grado di rimpiazzare anche i server Apple in configurazione rack, ma di quel progetto non si è saputo più nulla. Non sappiamo quanto ci fosse di vero in quella notizia, né gli eventuali motivi che hanno portato Apple ad abbandonare quella strada, ma il ritardo accumulatosi nel rinnovo della linea è compatibile con l’abbandono di un progetto già iniziato e la riprogettazione completa della macchina stessa.
Le notizie di aggiornamenti imminienti non mancano e, oltre al supporto per le nuove schede grafiche introdotto in OS X 10.8.3 (schede grafiche installabili solo su una nuova generazione di Mac Pro) si parla arririttura di dischi SSD da 2TB , scelta che sancirebbe la volontà di Apple di abbandonare in modo definitivo gli hard disk tradizionali (oltre al già iniziato abbandono del supporto ottico ).
La data del primo aprile (che per certi versi sarebbe stata simbolica in quanto rappresenta ufficialmente la data di fondazione della Apple nel 1976) è ormai sfumata, ma dopo gli annunci dei risultati fiscali di martedì, ogni giorno sarà buono per rompere questo lungo silenzio di inizio anno. Il titolo AAPL, nonostante le notizie contrastanti sulle dati di vendita (dati che diventeranno definitivi a seguito dell’annuncio dei risultati) è in forte discesa, ormai sotto i 400 dollari e, al di là di ogni possibile strategia, serve qualcosa di nuovo per risalire.
Domenico Galimberti
blog puce72
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