La corte distrettuale di Stoccolma ha assestato quello che sembra essere il colpo finale a The Pirate Bay: Black Internet , ISP svedese su cui si appoggiava TPB, davanti alla minaccia di una multa da più di 70mila euro, è stato costretto a metterlo offline .
La Baia non è raggiungibile al momento ma pare che sia riapparsa sulla Rete grazie a un host non meglio precisato. Tuttavia è ben lontana dal funzionare appieno: con la poca banda disponibile gli operatori di TPB hanno redatto un articolo in cui accoglievano il provvedimento come l’ennesimo atto caldeggiato e spinto dalle major.
Il presidente dei PiratPartiet svedese, Rick Falkvinge ha definito ridicola la decisione del tribunale: “La corte sembra considerarsi al di sopra della Costituzione – ha sentenziato Falkvinge – e ciò dimostra quanto siano diventate insostenibili le leggi sul copyright”.
La chiusura di TPB è arrivata dopo mesi travagliati in cui, tra processi e multe, un’azienda svedese si era proposta di comprare e ripulire la Baia. Global Gaming Factory, questo il nome della società, avrebbe però incontrato dei problemi economici che ne hanno ritardato l’acquisizione.
Non è chiaro quindi come l’azienda deciderà di procedere, visto l’operato della giustizia svedese, che deve anche far fronte alle richieste di risarcimento avanzate da alcune major in seguito al processo che ad aprile aveva ritenuto Brokep e compagni colpevoli di aver agevolato la violazione del diritto d’autore.
L’organo statale svedese preposto al sequestro dei beni personali , dopo aver svolto alcune ricerche in modo da mettere insieme il risarcimento milionario, ha fatto sapere che Peter Sunde Kolmisoppi, Fredrik Neij e Gottfrid Svartholm Warg non hanno proprietà rilevanti , almeno in Svezia. Dunque almeno per il momento le major dovranno accontentarsi di aver affondato i pirati.
Giorgio Pontico