Fare in modo che le apparecchiature elettroniche abbiano il minimo impatto sull’ambiente: questo l’intento di due governatori USA, Tim Pawlenty e Kathleen Sebelius , rispettivamente di Minnesota e Kansas.
La sfida di Pawlenty e Sebelius si concentra sui consumi energetici : hanno aderito alla Climate Savers Computing Initiative , un progetto scaturito da Google e Intel che coinvolge utenti consumer e business e produttori di apparecchiature informatiche.
“L’energia più pulita ed economica è quella che non consumiamo”: questo il presupposto dal quale muovono i due governatori. L’obiettivo? Ridurre del 50 per cento i consumi energetici delle apparecchiature IT che sostengono l’amministrazione dei due paesi, e convincere i governatori degli altri stati americani a fare altrettanto.
Server e computer degli uffici pubblici di Kansas e Minnesota, per il momento aderiranno alle più recenti linee guida del programma Energy Star : le unità di alimentazione, che ora si stima disperdano circa la metà dell’energia richiesta dalle macchine per funzionare, dovranno garantire un’ efficienza minima dell’80% . Ma questo è solamente il primo passo: entro il 2010, coloro che aderiscono all’iniziativa promettono di tagliare ulteriormente i consumi, riducendo gli sprechi del 50%.
Un altro fronte sul quale i due governatori agiranno sono le impostazioni delle macchine della pubblica amministrazione, che per negligenza o per necessità restano in funzione 24 ore al giorno. Se è un’ impresa pressoché impossibile sensibilizzare i dipendenti alla pratica dello spegnimento, più immediato è risolvere il problema a monte, regolando le opzioni di energy saving e provvedendo alla disattivazione coatta delle macchine inutilizzate dopo le 18.
“Risparmieremo il denaro dei consumatori e i fondi pubblici – hanno spiegato i due governatori – e contribuiremo a ridurre le emissioni di gas serra che danno origine al cambiamento climatico”: aderire alla Climate Savers Computing Initiative e agli standard da essa previsti è una necessità urgente con l’informatizzazione sempre più massiccia della pubblica amministrazione.
L’obiettivo di ridurre al minimo l’impatto ambientale delle apparecchiature elettroniche non si dispiega però semplicemente su presente e futuro delle macchine. Occuparsi del passato, della gestione delle apparecchiature usate, è un versante sul quale gli stati hanno iniziato a muoversi. Il quadro legislativo statunitense in materia è ancora frammentario e lacunoso: sono spesso organizzazioni non profit o gli stessi produttori ad impegnarsi volontariamente nel riuso e nel riciclaggio, affinché le apparecchiature a fine vita non si accumulino in discariche abusive di rottami tecnologici nei paesi emergenti .
In ambito europeo, invece, sono più chiare le direttive che impongono agli stati membri di operare in maniera sostenibile con i RAEE , i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Direttive che l’Italia, dopo numerosi rinvii , ha messo in atto nei giorni scorsi.
Il decreto, spiega il ministero dell’ambiente, prevede che la responsabilità della gestione dei rifiuti non spetti più ai comuni ma agli stessi produttori delle apparecchiature, sia nel caso l’utente decida di sostituire l’apparecchiatura con un prodotto nuovo, sia nel caso voglia semplicemente disfarsene. Fino al 31 dicembre 2007 il cittadino potrà continuare a rivolgersi alle strutture comunali per depositare l’usato: il produttore parteciperà alla gestione dei rifiuti con un contributo forfettario. Dal 2008, invece, la catena di smaltimento, riciclaggio o riuso sarà gestita in toto dai produttori, che, organizzati in consorzi e raccolti presso il Registro istituito dal ministero, si preoccuperanno di ritirare il materiale dalle eco-piazzole dei comuni per destinarlo al trattamento.
Se ad oggi l’Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici ( APAT ) stima che l’Italia riesca a gestire 1,15 kg l’anno di RAEE pro capite, entro la fine del 2008 si intende raggiungere l’obiettivo 4 kg. Una soglia ancora lontana da un’effettiva minimizzazione dell’impatto delle apparecchiature a fine vita: Ecofocus stima che in Europa, ogni anno, ciascun abitante produca una mole di rifiuti hi-tech che oscilla fra i 14 e i 20 kg.
Gaia Bottà