Se il CEO di Google Eric Schmidt suggerisce che la privacy è preoccupazione da secolo scorso, il sito di social networking MySpace decide di andare oltre mettendo in vendita, attraverso il reseller InfoChimps , il suo vasto database contenente ogni genere di informazioni appartenenti agli utenti. Nel negare la vendita dei dati,MySpace apparentemente conferma il fatto , ed espone il fianco a critiche che certamente pioveranno numerose.
Le informazioni che il portale di social networking passerà a InfoChimps includono i post dei blog, la località, le foto, le recensioni e gli update di stato degli utenti. Questo vasto oceano di dati personali (e i miliardi di aggiornamenti che MySpace continua a collezionare mensilmente dai suoi inconsapevoli utilizzatori) verrà messo a disposizione di società di analisi, venditori di pubblicità e studiosi interessati a studiare ed estrapolare ogni sorta di trend.
La gratuità dell’utilizzo di MySpace si paga dunque con la commercializzazione di quasi tutti i propri log alle sempre fumose “terze parti”: in una dichiarazione ufficiale il portale di News Corp nega di aver messo in vendita alcunché e minimizza l’accordo con InfoChimps descrivendolo come un ulteriore strumento di analisi e accesso a dati già disponibili pubblicamente a disposizione degli “sviluppatori di terze parti”.
Le informazioni del social network sono infatti già accessibili gratuitamente attraverso il feed Real Time Stream , dice MySpace, mentre servizi come quello offerto da InfoChimps sono pensati per chi “non può gestire la dimensione del nostro feed completo” ma ha la necessità di accedere ai dati “in formati differenti”.
La versione “pre-impacchettata di Real Time Stream” disponibile tramite InfoChimps viene descritta come “un servizio dal valore aggiunto”, e sul quel valore MySpace ci guadagna grazie a un accordo di revenue sharing (condivisione del guadagno tra le parti in seguito alla vendita o alla fornitura di un servizio) stipulato con il reseller delle informazioni, vale a dire InfoChimps stesso.
Se MySpace si avventura sull’impervio crinale della commercializzazione dei dati dei suoi utenti, Facebook, altro grande protagonista di primo piano del social networking, conclude la notoria vicenda Beacon accettando di sborsare 9,5 milioni di dollari per un accordo extra-giudiziario che pone termine alla class action intentata contro il servizio.
Il sito fondato da Mark Zuckerberg aveva per due anni (tra il 2007 e il 2009) provato a iniettare l’advertising personalizzato nelle attività degli utenti e, se la massiccia risposta negativa ricevuta in questo caso insegna, l’accordo di MySpace con InfoChimps promette vento e tempeste per il social network di Rupert Murdoch .
Alfonso Maruccia