Un sogno a lungo accarezzato dagli autori di fantascienza potrebbe divenire realtà proprio quest’estate: per mano del Marshall Space Flight Center e dell’ Ames Research Center sta prendendo forma definitiva l’ultima vela solare , quella che potrebbe permettere operazioni spaziali finora impensabili .
L’annuncio solleva particolare attenzione perché segue, tra l’altro, un tentativo non andato a buon fine di qualche anno fa: il Solar Sail . Ma questa volta, anche se è fortissimo il contemporaneo evocarsi di ricordi di fiction , secondo gli scienziati è una nuova “prima volta”, e forse sarà quella buona .
“C’è una prima volta per tutto”, dice Edward Montgomery del Marshall Flight Center. I team dei due istituti di ricerca statunitensi sperano di creare un pezzo di storia spaziale impiantando una nuova vela solare “ultimo grido”, chiamata NanoSail-D . Viaggerà a bordo di un razzo SpaceX Falcon 1 , il cui lancio avverrà dall’isola di Omelek, nell’Oceano Pacifico. Per realizzare il sogno e lanciare nello spazio la loro invenzione, i team approfitteranno dell’occasione offerta loro da una finestra temporale compresa tra il 29 luglio e il 6 agosto, con possibilità di ripetere l’operazione tra il 29 agosto e il 5 settembre in caso di anomalie o altre circostanze avverse.
“La NanoSail-D sarà la prima vela solare implementata nello spazio e darà la possibilità al vettore spaziale di essere il primo ad usare la pressione solare come fonte primaria di controllo e manovra”, dice Montgomery.
Ma come funziona e a cosa serve una “vela solare”? In sostanza, è un sistema di raccolta di energia, una vela, appunto, in grado di raccogliere la pressione da radiazione solare. Poiché nello spazio – si intende nell’intorno del sole – la luce è sempre presente, la vela solare costituirebbe una fonte permanente di energia. In linea teorica – spiega Wikipedia – un laser da terra, puntato contro di essa, potrebbe riuscire utile per decelerare un veicolo spaziale in rientro sul pianeta.
La struttura è di alluminio e di una particolare plastica, che “si potrebbe definire dell’era spaziale – dice Montgomery – Tutto il sistema peserà meno di cinque chili e lo si potrà trasportare in una particolare valigetta, delle dimensioni di un bagaglio a mano per aerei. Tutta dispiegata, la vela misura poco più di 9 metri quadrati di superficie attiva. Un successo nel campo sarebbe rivoluzionario per il futuro dell’esplorazione spaziale”.
Certo, la novità è tale da costringere ad un arduo equilibrio mentale tra realtà e fantasia, ma se ci si ricorda che applicazioni simili sono già reali – come quella della sonda Phoenix, che prende energia da due pannelli solari per esplorare Marte – si riesce meglio a inquadrare la portata del progetto. Dunque, non resta che attendere qualche giorno per vedere se i fatti restituiranno i risultati che si prefiggono i ricercatori.
Marco Valerio Principato
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