Doncaster (UK) – Rendimento scolastico, condotta, foto e dati personali dello studente: tutto archiviato in un tag RFID appuntato sull’uniforme , che in una scuola del Regno Unito serve a tracciare i movimenti degli alunni.
È Engadget a segnalare l’ennesimo caso di monitoraggio pervasivo a spese dei minori, che rinfocola le polemiche che da tempo serpeggiano nel Regno Unito.
I tag RFID, integrati da otto mesi nell’uniforme di un gruppo di dieci studenti di una scuola secondaria del South Yorkshire, registrano i movimenti dei ragazzi e possono inibire l’accesso ad aree dell’istituto e archiviano ogni sorta di informazione contenuta nel registro scolastico. Una tecnologia che offre molti vantaggi, spiega Trevor Darnborough, rappresentante dell’azienda produttrice, Darnbro Ltd: il sistema di controllo consente rapidi appelli e contrappelli, rassicura i genitori preoccupati della sicurezza e della diligenza dei loro pargoli, sveltisce l’operato degli insegnanti, che possono disporre in ogni momento dello storico della carriera scolastica dei ragazzi.
Per ora, a differenza di altre esperienze di monitoraggio coatto , si tratta di progetto a cui aderire su base volontaria: Darnborough confida in un successo che gli aprirà la strada alla scalata del fruttuoso business delle uniformi per gli studenti, mentre il dirigente scolastico plaude all’iniziativa, convinto che il sistema, per ora sperimentale , possa aiutare a razionalizzare i tempi stretti della vita scolastica, senza essere minimamente intrusivo per gli studenti.
Anche i genitori, peraltro, sembrano accogliere con favore uniformi traccianti e un più stringente monitoraggio dei figli , perlomeno nelle indagini più recenti commissionate dalle aziende che operano nel settore: in agosto, riporta The Guardian , degli oltre 800 genitori intervistati da Trutex, il 44 per cento si dimostrava preoccupato della sicurezza dei figli, e addirittura il 59 per cento sarebbe stato interessato ad equipaggiare i ragazzi con abiti dotati di sistemi di tracciamento integrati.
Non sono della stessa opinione le associazioni che si ergono a difesa dei diritti dei cittadini. Un rappresentante di Leave The Kids Alone ( LTKA ), intervistato da TimesOnline , ravvisa nell’iniziativa di tagging una pericolosa analogia con provvedimenti presi nei confronti degli ex-gaelotti, mentre sono increduli quelli di Action on Rights for Children ( ARCH ). Un sistema del genere, suggeriscono inoltre numerosi blogger , se introdotto su scala globale rischia di educare i ragazzi alla cultura della sorveglianza pervasiva , ottundendo ogni afflato libertario di coloro che si preparano a diventare adulti, disposti a barattare la propria privacy con promesse di sicurezza.
Gaia Bottà